JOHNSON, MERKEL E MACRON: I PUNTI DI VISTA SULLA BREXIT

Nella giornata di ieri, mercoledì 21 agosto, Angela Merkel ha espresso la speranza che la Gran Bretagna e l'UE possano, nel prossimo mese, trovare una soluzione alla questione del confine irlandese così da prevenire una Brexit senza accordo. Ma prima dei colloqui con Boris Johnson a Berlino, il cancelliere tedesco ha chiarito che trovare una soluzione è in carico alla Gran Bretagna; “non è merito del cancelliere tedesco risolvere la situazione tra Irlanda del Nord e Repubblica irlandese”, ha affermato la stessa Merkel. Il cancelliere tedesco, spiega poi che la norma sul backstop è stata pensata solo come regola transitoria, non come soluzione definitiva.

Ciò nonostante, si è detta pronta a un'uscita non ordinata del Regno Unito della Ue, facendo capire a Johnson che non ha nessuno effetto la minaccia di un “no deal”, ma ha più volte ripetuto che l'obiettivo finale rimane il raggiungimento di un accordo. "Ora si tratta di gestire l'uscita in modo tale che rimangano buone relazioni tra il Regno Unito e l'Ue, così come tra Regno Unito e Germania; queste relazioni sono strette e amichevoli, e lo dovranno essere anche in futuro". Secondo la cancelliera, se la Gran Bretagna diverrà un Paese terzo, bisognerà negoziare per la creazione di una zona di libero scambio. Dall’altro lato, Emmanuel Macron, con cui Johnson terrà colloqui nella giornata di oggi, ha escluso la rinegoziazione dell'accordo di recesso del Regno Unito con l'UE secondo le linee proposte dal primo ministro britannico. "Questa rinegoziazione nei termini proposti dagli inglesi non è un'opzione esistente", ha affermato.

Lo sgomento in Germania è stato diffuso, soprattutto per la lettera che Johnson ha inviato questa settimana all'UE, nella quale ha insistito per rimuovere il backstop dall'accordo di recesso. Norbert Röttgen, capo della commissione per gli affari esteri del Bundestag, ha affermato che il viaggio di Johnson è stato puramente rivolto al pubblico nazionale, affermando "Deve dimostrare agli elettori di aver tentato ogni soluzione possibile, così da poter accusare l'UE di intransigenza e riluttanza a negoziare". Tuttavia, Johnson nel suo primo viaggio in una capitale dell'UE come primo ministro, si è dichiarato fiducioso sulla possibilità che un accordo rivisto sulla Brexit possa essere raggiunto.

Ad oggi il popolo britannico ha fatto la sua scelta e sono tre le opzioni rimaste: la prima è l'approvazione parlamentare del Regno Unito dell'accordo esistente, con un possibile ritardo nella data di uscita dal blocco, in caso di elezioni o altri eventi significativi; la seconda, una "Hard Brexit" sotto la responsabilità del governo britannico; e infine, una rinegoziazione dell'accordo di recesso esistente, una mossa che l'UE però non accetterà. In caso di Brexit no-deal, la Francia e altri Stati membri dell'UE introdurrebbero controlli sul commercio nel Regno Unito dal 1° novembre, non come misure punitive ma come inevitabile risultato della relazione con un paese terzo. Infatti, dal momento che il Regno Unito non farà più parte dell'UE e quindi del mercato unico, saranno previsti controlli alle frontiere. La Francia ha affermato di non voler una Brexit senza accordo, ma è tuttavia pronta per le conseguenze di questa, tanto che ha stanziato 50 milioni di euro per assumere nuovi funzionari doganali e costruire nuove strutture nei suoi porti nella Manica.

Fonte: Financial Times