JOHNSON TORNA A LONDRA PER AFFRONTARE I DEPUTATI

Boris Johnson è tornato a Londra per affrontare le richieste di dimissioni dopo che la Corte suprema britannica ha annullato il suo tentativo di impedire ai parlamentari di discutere sulla Brexit. Johnson ha affermato di essere "profondamente in disaccordo" con la sentenza ma ne rispetta il risultato. La decisione, presa ieri, riformula infatti la costituzione britannica. I tribunali dovrebbero ora essere in grado di rivedere qualsiasi esercizio del potere esecutivo, anche se si tratta di un uso della prerogativa reale. Non vi sono quindi aree "vietate" nel controllo giudiziario. La sentenza stabilisce inoltre, che il primo ministro ha un ruolo costituzionale, che richiede di considerare gli interessi del parlamento nell'esercizio del potere di prerogativa, piuttosto che promuovere egoisticamente gli interessi politici della propria amministrazione. La proroga è stata dichiarata priva di effetto legale, ma i giudici hanno lasciato al governo e al parlamento la possibilità di chiarire le conseguenze nell’ambito della politica. Il giudizio, ovviamente, ha significato politico; infatti, ricorderà al governo che vi sono limiti fermi a ciò che può essere posto in essere. Pur non entrando nel merito di fermare la Brexit, quanto dichiarato ieri dalla Corte suprema, garantisce un adeguato controllo parlamentare delle azioni del governo in vista del 31 ottobre.

Nella giornta di oggi, Jeremy Corbyn, leader laburista, ha affermato che il primo ministro ha abusato dei suoi poteri e dovrebbe scusarsi pubblicamente con la regina e con il paese. "Penso che debba scusarsi con la Regina, per i consigli che le ha dato ma, cosa più importante, scusarsi con il popolo britannico per quello che ha fatto nel tentativo di chiudere la nostra democrazia, in un momento cruciale, in cui le persone sono molto preoccupate per quello che accadrà il 31 ottobre”. In tre mesi, Johnson ha subito una sconfitta senza precedenti alla Corte Suprema, ha perso la maggioranza parlamentare, ha espulso ben 21 deputati Tory, visto le dimissioni del fratello dal governo e distrutto la sua strategia per la Brexit. A fronte di tutto questo, i parlamentari Tory hanno chiesto privatamente il licenziamento del principale consigliere di Johnson, Dominic Cummings, il quale ha ideato la strategia “uscire o morire” della Brexit.

Ad oggi, Johnson, incapace di forzare elezioni anticipate e con una legge promulgata per fermare un'uscita senza accordo, sembra essere convinto che l'unica via d'uscita, da questa empasse, sia quella di assicurarsi un accordo a Bruxelles, il mese prossimo. Infatti, se non fosse in grado di ottenere un deal, sarebbe costretto dalla legge a posticipare la Brexit a fine gennaio 2020. La sentenza della Corte Suprema, inoltre, rende molto probabile che i giudici intervengano nuovamente, nel caso in cui tentasse di sfidare la legge stessa, operando comunque un'uscita senza accordo il 31 ottobre.

Fonte: Financial Times