L’OPPOSIZIONE AL NO-DEAL CRESCE

Boris Johnson ha promesso che costringerà Bruxelles a "guardarci negli occhi" e crede che la Gran Bretagna sia pronta a lasciare l'Unione Europea con una Brexit senza accordo. Ma mentre Johnson continua ad incrementare la minaccia di questo no-deal, vi sono segnali crescenti di quanto sia difficile rendere credibile questa stessa minaccia. Il problema più grande che Johnson dovrà affrontare (supponendo che vinca la leadership dei Tory) sono i molti parlamentari conservatori determinati a bloccare un eventuale uscita no-deal.

David Gauke, segretario alla giustizia, ha affermato che si dimetterebbe dal governo, se ne fosse ancora membro e il prossimo primo ministro dovesse perseguire una Brexit senza accordo. Sam Gyimah, ex ministro e uno dei contendenti originari della leadership, sostiene che vi siano piú di 30 parlamentari Tory, i quali stanno cercando opzioni legislative per evitare un’uscita no-deal e modi per fermare il prossimo primo ministro dal sospendere il parlamento.

Alcuni di questi parlamentari si stanno preparando ad un primo tentativo di impedire il no-deal, sull'imminente scadenza del 31 ottobre, durante il dibattito dei Commons riguardante l’amministrazione del potere nell'Irlanda del Nord. Un piano è stato redatto da Dominic Grieve, alto dirigente Tory ed ex procuratore generale. Il piano prevede un emendamento per l'Irlanda del Nord, che obbligherebbe il governo, in ottobre, ad una discussione sullo stato di avanzamento degli sforzi per ripristinare il governo decentrato nell'Irlanda del Nord. Se l'emendamento dovesse passare, significherebbe che la Camera dei Comuni dovrebbe sedere in ottobre. Ciò renderebbe quindi impossibile per il nuovo primo ministro prorogare il parlamento o mandare i parlamentari a casa nei giorni precedenti il 31 ottobre, data in cui il Regno Unito dovrebbe lasciare l'UE.

Fonte: Financial Times – Brexit Briefing