COVID-19 prospettive future

Quadro macroeconomico, settori economici, prospettive future

Allegato Report 10 Dicembre 2020

---------------------------------------------------------------------------------

QUADRO MACROENOMICO, PROSPETTIVE ED OPPORTUNITA’

Aggiornamento 10 dicembre 2020

QUADRO MACROECONOMICO

  1. AUSTRALIA

Nel 2019 l’Australia e’ risultata 14a economia mondiale per dimensione del PIL e 5a nella regione asiatica (dopo Cina, Giappone, India, Corea del Sud): una crescita ininterrotta al tasso medio del 3% per 29 anni consecutivi, non toccata dalla crisi che nel 2008 ha investito le altre economie sviluppate e guidata dalle riforme “neo-liberali” degli anni ’80 e ’90 e dal boom della vicina Cina dal 2000 in poi.

Valori 2019: PIL AU$ 1,8 trilioni - crescita +2,6%; tasso disoccupazione 5%.

A seguito della pandemia Covid-19, anche l’Australia e’ tuttavia entrata in recessione: siccita’, incendi ed alluvioni che hanno devastato il Paese tra fine 2019 ed inizio 2020, ed a seguire il rallentamento delle attivita’, hanno messo a dura prova l’economia: PIL -7% a giugno, un valore che non si registrava dai tempi della Grande Depressione, con risalita -3.3% a settembre e previsione -2.7% a fine dicembre 2020: una contrazione economica del -4% rispetto a dicembre 2029.

I dati dell’Australia Bureau of Statistics confermano due trimestri consecutivi di crescita negativa e quindi recessione “tecnica”, definita da picchi di disoccupazione e calo dei consumi. Secondo l’ABS, 7 aziende su 10 sopravvivono solo grazie alle misure messe in atto da Governo e Reserve Bank of Australia, ed il 55% ha avuto accesso al Piano Job Keeper. Si prevede tuttavia che il ridimensionamento del Piano e la sua scadenza a marzo 2021 avranno un forte impatto.

Il tasso di disoccupazione e’ al 7%, la percentuale piu’ alta registrata negli ultimi 22 anni: secondo un recente studio di Deloitte, il valore non tornera’ ai livelli pre-Covid prima di 4 anni.

Il 52% della perdita di posti di lavoro riguarda le donne ed il 45% i giovani.  

Anche le restrizioni all’immigrazione, con ricadute sui target di aumento popolazione che sostengono i Piani di edilizia/infrastruttura, hanno impatto sull’economia: i flussi migratori hanno contribuito alla crescita degli ultimi 30 anni, in particolare nei settori di istruzione, turismo e mercato immobiliare. Le previsioni di crescita della popolazione sono dello 0.6% nel biennio 2020-2021 (da 232.000 nel 2018-2019 a soli 31.000 nel 2020-2021), il livello piu’ basso dal 1916-1917.

Il Governo Federale punta su strategie di crescita per combattere la recessione: riforme mirate ad una economia piu’ flessibile ed all’alleggerimento fiscale, ed una “New Manufacturing Strategy” per sostenere lo sviluppo dell’industria manifatturiera (pressocche’ inesistente in Australia), in 6 settori prioritari: minerario, agroalimentare, medicale, rinnovabili, difesa, spazio.

  • “Manufacturing Modernisation Fund”: $52.8 mln per modernizzazione degli impianti.
  • “Supply Chain Resilience Initiative”: $107.2 mln per regioni a maggior potenziale.
  • “Modern Manufacturing Initiative”: $1.3 mld di prestiti per progetti di grande entita’.

La RBA-Reserve Bank da parte sua e fin da inizio marzo ha attuato politiche monetarie espansive, innestando liquidita’ nell’economia e portando il tasso di interesse allo 0.25%  e poi allo 0.10%.

S&P Global Rating e Fitch Ratings confermano il “AAA credit rating” espresso ad aprile, pur prevedendo che i bassi tassi di interesse, con il minor livello di spesa delle famiglie e la bassa fiducia dei consumatori, avranno ricadute negative; Moody’s Investors Services conferma l’Australia tra i 10 Paesi che manterranno il “AAA credit rating stable”, grazie alla solidita’ della sua economia.

L’Economist Intelligence Unit conferma una lenta ripresa solo nel 2022. Il ruolo di RBA e Governo resteranno centrali: sara’ necessario continuare ad implementare misure di alleggerimento fiscale e spesa pubblica, anche se la conseguenza sara’ l’aumento del debito.

Deloitte Access conferma che l’economia dell’Australia si contrarra’ del 4% a dati assestati dell’anno in corso e presagisce una crescita nel 2021-2022 del +5.3% e del 4% nell’anno successivo.

Si stima che la domanda interna continuera’ a subire un calo e che alcuni settori non avranno ripresa nel medio periodo. Le recenti tensioni con la Cina (primo partner commerciale), il calo del prezzo del petrolio, le pressioni (interne ed internazionali) all’abbandono dello sfruttamento delle miniere di carbone per raggiungere gli obiettivi di riduzione emissioni, il blocco all’immigrazione e la debole industria manifatturiera locale rappresentano fattori critici per la ripresa del Paese, la cui economia si basa sulla ricchezza delle risorse naturali, in particolare energetiche e minerarie, e su previsioni di crescita e modelli di sviluppo che sara’ necessario riassestare nel medio-lungo periodo (ICE Sydney).

 

  1. NUOVA ZELANDA

La Nuova Zelanda ha registrato nel 2019 una crescita a ritmo stabile (PIL 2.3%), supportata da stimoli monetari e fiscali, dall’aumento della popolazione e dalle condizioni economiche globali.

Il Ministro del Tesoro ha tuttavia di recente confermato anche per la Nuova Zelanda l’ingresso in una fase di recessione, la prima dal 2008, con contrazione del PIL del 4.6% a giugno (-1.6% a marzo con l’inizio del lock-down) e previsione di risalita dello 0.6% nel 2021.

Secondo i dati pubblicati a luglio da Stats New Zealand, il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 4.2% nel primo trimestre 2020 ed l’8.3% nel secondo. Il Ministro delle Finanze calcola che le misure adottate dal Governo abbiano salvato 140.000 posti di lavoro e sostenuto 1.7 milioni di persone, al prezzo tuttavia di un deficit di bilancio che raggiungera’ il 6.6% del PIL nel 2021 (2% del 2020). Solo per il 2024 si prevede un riassestamento del deficit al 4.2% del PIL.

Governo e Reserve Bank manterranno una politica fiscale e monetaria prudente: tassi di interesse allo 0,25% fino a fine anno, misure di stimolo solo per i settori a maggior impatto nei mesi a venire.

L’Agenzia S&P sostiene che la flessibilita’ della politica monetaria, le istituzioni solide e le misure di sostegno messe in atto dal Governo saranno decisive per la ripresa, e mantiene quindi il “AAA/A-1+ credit rating”, pur confermando la recessione e prevedendo deficit pubblico per anni a venire.

Altro fattore critico per il Paese e’ il blocco dell’immigrazione, che contribuira’ a ridimensionare la crescita economica basata sull’incremento della popolazione. (ICE Sydney)

PROSPETTIVE ED OPPORTUNITA’

  1. AUSTRALIA

Le industrie di turismo, intrattenimento, istruzione, ristorazione e commercio sono le piu’ colpite. In difficolta’ anche i settori agricolo, minerario e le vendite all’ingrosso, a causa dell’alta esposizione agli scambi internazionali. Nel complesso, la crisi ha messo in evidenza le debolezze strutturali del supply chain e del modello di sviluppo adottato dal Paese, fortemente dipendente dai suoi trading partners, in primis la Cina, e con una debole industria manifatturiera, che rendera’ difficile la ripresa. Meno colpita la distribuzione alimentare, nonostante le preoccupazioni che investono il settore agricolo e l’aumento dei costi per l’implementazione di misure “Covid-Safe”.

Tra i fattori che hanno contribuito all’innesto della crisi economica: incendi ed a seguire alluvioni che hanno devastato il Paese a fine 2019/inizio 2020; aumento dei costi di importazione per scarsita’ delle merci e dollaro debole nei primi mesi 2020; scarsita’ di manodopera agricola (anche a causa del blocco all’immigrazione); rallentamento nel supply chain durante il lock-down; flessione della domanda per la perdita di fiducia dei consumatori e la contrazione dei redditi (ICE Sydney).

Edilizia ed Infrastrutture.

Il settore dell’edilizia sostiene in Australia oltre 1 milione di posti di lavoro, incluso l’indotto.

Da maggio il valore degli immobili e’ in continua flessione, con una media del -10% a livello nazionale: la domanda e’ in calo a causa dell’impatto finanziario subito dalle famiglie, dei livelli di disoccupazione, del blocco dell’immigrazione, della diminuita fiducia delle famiglie.

Il Governo cerca di stimolare l’edilizia privata attraverso l’”HomeBuilder Program”: fino a AUD$ 25.000 per lavori di ristrutturazione di nuove abitazioni, per sostenere famiglie e SME.

L'Australia punta tuttavia sui grandi Progetti infrastrutturali inclusi nei Piani di Sviluppo - infrastrutture stradali, ferroviarie, porti, aeroporti – per sostenere la ripresa economica nel medio periodo, grazie ad un budget federale gia’ allocato per AU$ 214 mld: annunciato l’allentamento dei vincoli procedurali sui progetti gia’ approvati per accelerarne la ripresa e fare da traino ad un “Job Maker Plan” mirato a creare 66.000 posti di lavoro.

L’Australian Infrastructure Plan include AU$100 mld (in 10 anni) per infrastrutture legate ai trasporti su rotaia, ed ulteriori AU$23 mld nel bilancio 2019-2020 per contrastare la congestione, collegare le diverse parti del Paese, migliorare la sicurezza delle strade e rispondere alle necessità del trasporto merci: sono ritenuti prioritari interventi sulla viabilità urbana e sul trasporto ferroviario e stradale, visto che il 25% della popolazione non risiede nei grandi agglomerati urbani costieri ma ne dista spesso notevolmente. Tra le priorita’ anche i collegamenti extraurbani ad alta velocita’: le infrastrutture ferroviarie costituiscono uno dei pilastri della crescita a medio e lungo periodo del Paese. Il settore delle infrastrutture stradali - strade, autostrade, tunnel, ponti ed opere di manutenzione - è stimato in crescita del 2.1%/anno per i prossimi 5 anni, con un fatturato previsto al 2023-2024 di AU$ 31 mld.

Energie rinnovabili.

L’Australia Energy Statistics ha pubblicato i dati piu’ recenti: le fonti rinnovabili hanno fornito il 21% di energia elettrica nel 2019 con in testa la Tasmania, superando per la prima volta l’energia prodotta da gas. La maggiore produzione deriva da energia solare e da moto ventoso, settori a maggiore crescita nell’ultimo decennio. La crescita è confermata anche per il prossimo quinquennio ed il mercato resta di interesse per le aziende italiane, in quanto caratterizzato da abbondanza di fonti rinnovabili e da domanda crescente, infrastrutture di rete ed un quadro regolamentare stabile. Uno degli aspetti interessanti è relativo alle nuove tecnologie di accumulo, che offrono opportunita’ nel mercato delle batterie per lo stoccaggio.

Il 21 maggio 2020 il Governo Federale ha pubblicato il Technology Investment Road Map Discussion Paper”, che fissa le linee guida per accelerare la dotazione di tecnologie verdi nel Paese: individuate 140 tecnologie di cui il sistema economico dovra’ dotarsi nei prossimi 4 mesi ed entro il 2050, incluso idrogeno e nucleare, per sostituire il carbone quale fonte primaria di energia e di ricchezza. Il progetto e’ allo studio di una Task Force dedicata.

Dal 2000 l’Australia ha varato un piano di conversione energetica con la definizione di un target di produzione (“Renewable Energy Target” - RET»): entro il 2020 almeno il 20% dell’energia dovra’ provenire da fonti rinnovabili. Il target è stato poi incrementato del 23.5% per una produzione complessiva di 33000 GW/h, nell’ottica di raggiungere zero emissioni entro il 2050. Sono stati reintrodotti incentivi alla produzione e confermati quelli per l’installazione di sistemi per uso domestico, industriale e commerciale.

L’Australia punta quindi oggi sulla ripresa degli investimenti per non dover rivedere gli obiettivi di riduzione delle emissioni, pur rappresentando il carbone una voce importante della sua economia, enfatizzata dal Governo nonostante le pressioni interne ed internazionali.

Il Clean Energy Council ha annunciato la prossima accelerazione di centinaia di investimenti su larga scala in energie rinnovabili e stoccaggio (“Clean Recovery Plan”), che creeranno 50.000 nuovi posti di lavoro ed innesteranno AU$50 mld nell’economia delle aree rurali. Il Climate Council (organismo indipendente composto da esperti), da parte sua ha sottolineato le potenzialita’ del Piano attraverso 12 aree di intervento, mirate all’efficineza energetica ed all’adizione di energia verde.

Si prevedono tuttavia la prima contrazione dal 1980 per il solare (-8%), in parte contraccolpo dei progetti gia’ implementati, ed un parziale calo delle esportazioni di LNG-Liquefied Natural Gas, conseguenza del crollo del prezzo del petrolio.

Sono 93 i progetti gia’ avviati o in avvio, per un totale di AU$19.9 mld, 10.999 MW di capacita’ e 14.000 impieghi diretti. Gli Stati di destinazione, in ordine di numero progetti, sono: NSW (27), Victoria (22), Queensland (14), South Australia (12), Western Australia (12), Northern Territory, Tasmania (2). Nel 2019 sono stati conclusi 33 progetti, 3 nel 2020 ed 8 sono in programma entro fine 2020, per un totale di AU$ 1.5 mld, 900 MW e 1.200 posti di lavoro.

Tra questi: Solar Farm di Cohuna-Victoria e Bulgala-South Australia che coinvolgono Enel Green Power; Katherine-Northern Territory che coinvolge ENI; Snowy 2.0 che coinvolge We Build.

La NATIONAL HYDROGER STRATEGY elaborata dall’Energy Council Hydrogen Working Group segna l’avvio della “Nuova frontiera dell’idrogeno” quale risorsa energetica “pulita”: l’Australia mira a diventare Paese leader per questa fonte di energia entro il 2030, anche se da alcune correnti politiche la strategia viene vista come la maniera di non rinunciare del tutto alle miniere di carbone  e di cercare di optare per un “carbone pulito”. Si spinge pertanto verso una “garanzia di origine” che renda trasparente lo sviluppo di questa nuova fonte di energia (“Green Hydrogen” vs “Brown Hydrogen”, per la cui produzione si impiegano combustibili fossili).

ARENA-Australian Renewable Energy Agency ha avviato il “Renewable Hydrogen Deployment Funding”, che include progetti del valore di oltre AU$70 mln per lo sviluppo dell’idrogeno come energia rinnovabile da impiegare in vari settori, incluso trasporto e trasformazione industriale.

Il Fondo ha gia’ ricevuto 36 manifestazioni di interesse (equivalenti a AUD$ 3 mld di investimenti), delle quali 7 entrate in shortlist: i primi progetti prenderanno avvio nel 2022 e sono mirati a rendere disponibile questa fonte di energia a prezzi competitivi attraverso tecnologie di scala.

Difesa.

A febbraio 2016 il Governo Federale ha pubblicato il Defence White Paper (DWP), il Defence Policy Statement (DIPS) ed il Defence Integrated Investment Program (DIIP), con i quali ha rivoluzionato la gestione delle commesse militari ed i rapporti fra Difesa ed Industria, prevedendo una maggiore integrazione e cooperazione tra i rispettivi Ministeri. Obiettivo della strategia è riservare una parte crescente del budget federale alle aziende locali, nello sforzo di aumentarne la competitività internazionale, la capacità di export e soprattutto l’innovazione. Su questa base, il Governo ha fissato un target di spesa pari al 2% del PIL, impegnandosi a stanziare AUD$200 mld entro il 2029.

E’ recente l’annuncio del PM e del Ministro della Difesa circa l’innalzamento di tale impegno fino a AUD$ 270 mld di budget federale nei prossimi 10 anni (2020-2029): +AU$ 70 mld che vanno oltre il target iniziale del 2% del PIL. Lo stanziamento riguardera’ in via prioritaria la difesa navale, a seguire la difesa aerea, l’esercito e due nuove aree di intervento: la Ciber security e lo Spazio. L’enfasi e’ posta sulla necessita’ di rafforzare le dotazioni militari e di monitoraggio del Paese in funzione di una maggiore presenza nell’area Indo-Pacifico. Si tratta del piu’ grande impegno economico assunto dal Governo Federale per il settore dalla Seconda guerra mondiale.

In occasione di una conferenza stampa a luglio, il PM Morrison ed il Ministro della Difesa Reynolds hanno presentato il «2020 Defense Strategic Update» ed il Support 2020 Force Structure Plan”, affermando che «il mondo post-Covid sara’ piu’ povero e piu’ pericoloso», e che le tensioni tra Cina ed USA impongono all’Australia una presenza che garantisca un nuovo equilibrio nell’area: l’Australia non intende diventare la «casualty» delle tensioni, bensi’ assumere ruolo da protagonista in quest’area del mondo. Il Defence White Paper e’ stato aggiornato su 3 obiettivi strategici: ruolo del Paese nella Regione Indo-Pacifico; difesa degli interessi economici; risposta ad azioni militari. 

Nonostante l’industria abbia subito importanti contraccolpi a seguito delle restrizioni che hanno in parte ridimensionato i piani di sviluppo avviati, molteplici sono le opportunità di collaborazione industriale e tecnologica tra aziende italiane e australiane, considerando gli investimenti a livello Federale e dei singoli Stati.

Spazio.

Un recente report di KPMG ha rilevato che la forza lavoro per il settore aerospazio (14.000 addetti) e’ cresciuta del 10.9% su base annua negli ultimi 5 anni e che il settore si sta sviluppando attraverso le partnership tra pubblico e privato guidate dalle start up innovative. L’Australia conta 100 nuove aziende negli ultimi 3 anni, ed il target e’ di far crescere l’industria fino a AUD$ 12 mld entro il 2030.

Governo Federale e Stati stanno investendo nel settore, con l’obiettivo di stimolarne l’innovazione e creare posti di lavoro a valore aggiunto, sviluppando tecnologie che creino vantaggi competitivi in settori come quello agricolo e minerario (“Space Economy”). Grosso impulso deriva dall’emergenza degli incendi boschivi, che evidenziano l’importanza delle tecnologie di osservazione della terra dalla spazio per prevenire calamita’ naturali e per un piu’ razionale sviluppo dell’industria agricola.

Il Ministro dell’Industria, Scienza e Tecnologia ha annunciato il prossimo avvio di 10 progetti per un valore iniziale di AUD$11 mln, quale componente del Piano di recupero post-Covid.

Tra i progetti selezionati, lo «SpiRIT» - Space Industry Responsive Intelligent Thermal, frutto della partnership tra ASI-Agenzia Spaziale Italiana e ASA-Agenzia Spaziale Australiana, che prevede la messa in orbita di un satellite con a bordo un innovativo rivelatore di raggi X fornito da ASI, e che vedra’ il nostro INAF-Istituto Nazionale di Astrofisica impegnato nell’analisi dei dati rilevati. L’azienda italiana SITAEL, attraverso la sua sussidiaria in Australia, collaborera’ con l’Universita’ di Melbourne per fornire l’ingegneria dei sistemi ed il collaudo. ASA, nata di recente e con base ad Adelaide nel South Australia, ha sottoscritto nel 2019 un MoU con ASI.

Da evidenziare inoltre che il «2020 Defense Strategic Update» ed il Support 2020 Force Structure Planincludono AUD$7 mld per lo sviluppo della difesa spaziale: comunicazione via satellite, navigazione, logistica e controllo.

Settore manifatturiero (elaborazione ICE Sydney)

Una riflessione a parte va fatta sull’industria manifatturiera nel suo complesso, nel  quadro delle opportunita’ che si potrebbero creare per le nostre aziende nel medio-lungo periodo.

L’Australia punta oggi su sviluppo ed innovazione tecnologica e sulla formazione della forza lavoro quale strategia di ripresa dell’economia: si sta sviluppando un dibattito sul modello di sviluppo adottato negli ultimi 30 anni, basato su una debole industria manifatturiera e sull'esportazione di prodotti primari non trasformati (agricoltura e risorse minerarie), importando quelli che sarebbe stato piu’ costoso produrre o trasformare localmente. Questa scelta ha implicato la fine di alcune industrie (es. automobilistica) ed e’ al centro del dibattito sulle misure post-crisi.

La crisi ha infatti mostrato le debolezze strutturali dell’economia, portando a rivedere strategie e priorita' e spingendo le industrie verso una maggiore autosufficienza e trasformazione locale, sul modello di quelle che negli anni si sono evolute (es. industria del vino).

Si presenta quindi una sfida, che potrebbe nel lungo periodo garantire al Paese un livello minimo di autosufficienza in alcuni settori. Tra questi, quello agricolo, che se oggi contribuisce al PIL in minima percentuale, e’ cruciale per sostenere la ripresa: il Ministro dell’Agricoltura ha di recente evidenziato l’importanza di sviluppare un’industria della trasformazione alimentare, che creera’ nuovi posti di lavoro e stimolera’ l’innovazione nelle tecnologie agricole.

Fondamentali in quest’ottica saranno le azioni che il Governo intraprendera’ nei prossimi mesi, alleggerendo il prelievo fiscale a carico delle aziende e favorendo gli investimenti: il PM Morrison ha annunciato una Task force dedicata allo studio delle strategie per ricostruire l’industria manifatturiera locale, ed il Ministro dell’Industria Andrew ha definito lo sviluppo delle tecnologie e dell’industria manifatturiera una “priorita’ nazionale” per la ripresa, assieme a gas e fonti rinnovabili, che controbilanceranno le perdite derivate dalla chiusura delle miniere di carbone.

In occasione del National Press Club di luglio, il PM Morrison ha annunciato che utilizzera’ AUD$ 1.5 mld per sostenere la formazione nel mercato del lavoro: un “Job Maker Plan” mirato a risollevare l’economia nell’arco di 5 anni, sviluppando competenze specialistiche nei giovani.

Anche la Delegazione UE in Australia ha di recente segnalato le misure intraprese dal Governo per favorire lo sviluppo di una industria manifatturiera locale, e la necessita’ di monitorarne gli sviluppi e le ricadute sui Paesi europei che esportano tecnologie e manifattura nel Paese.

Alcuni esperti evidenziano come la ricchezza di risorse naturali ed energetiche potranno consentire all’Australia di puntare ad una maggiore autosufficienza ed allo sviluppo di una industria manifatturiera locale per alcuni settori, mentre l’efficacia dimostrata nel reagire al contagio e la sua posizione di leadership nella regione Indo- Pacifico la porteranno ad assumere il ruolo di un “middle power” ed a ridefinire il suo status internazionale. Alcuni studi recenti condotti da Ibis Int’l evidenziano tuttavia che i costi coinvolti nel superamento dell’outsourcing resteranno il principale ostacolo allo sviluppo di una industria manifatturiera locale nel medio periodo.

Universita’ e Ricerca. Hanno registrano perdite per AUD$4.6 mld a seguito del mancato rientro degli studenti internazionali e del calo dei finanziamenti per ricerca ed innovazione: tutti i progetti “non essenziali” e non urgenti sono stati sospesi ed i finanziamenti reindirizzati alla ricerca sul vaccino Covid-19. Dalle Universita’ parte il 90% dei progetti di ricerca: lamentata la mancanza di attenzione da parte del Governo per il settore, vista l’esclusione dalle misure di supporto per studenti internazionali e lavoratori part-time che non sono rientrati nei programmi Job Keeper e Job Seeker, lasciando alle Universita’ l’onere di implementare pacchetti di assistenza in loro favore.

Il rischio e’ che gli studenti che hanno lasciato l’Australia non ne facciano ritorno nel 2021. L’Australia e’ il secondo Paese (dopo USA e prima del Regno Unito) con il piu’ alto numero di studenti internazionali, e la Cina e’ al quarto posto quale Paese di provenienza. Le Universita’ di Sydney e di Melbourne contano sulle rette sugli studenti internazionali (in particolare dall’area asiatica) per oltre un terzo dei loro introiti, destinati per la maggior parte alla ricerca: la sola Universita’ di Sydney, dove 1/4 degli studenti proviene dalla Cina, ha perso la meta’ delle entrate, circa AUD$ 470 mln.

Immigrazione. Il Governo australiano ha posto restrizioni sui visti temporanei di studio e di lavoro, per proteggere la salute e le opportunità lavorative degli australiani. Fanno eccezione gli impieghi nei settori critici di sanita’, assistenza ad anziani, bambini e disabili, agricoltura: in questi casi, e’ stata prevista la possibilita’ di estendere la durata dei visti fino ad un anno.

Queste restrizioni (previsto -85% di ingressi nel 2021: -72.000 arrivi nell’anno finanziario 2019-2020 e -204.000 nel successivo) stanno avendo pesanti ricadute sul settore edilizia-infrastrutture, i cui Piani di Sviluppo si basano sulle previsioni di crescita della popolazione nei prossimi anni (+1.4%/anno, di cui 2/3 da flussi migratori) ed indeboliscono l’economia anche dal punto di vista del numero di consumatori, contribuenti e lavoratori specializzati. I flussi migratori hanno dato un importante contribuito alla crescita dell’economia negli ultimi 30 anni, in particolare nei settori dell’istruzione, del turismo (che insieme contano per il 5% del PIL) e del mercato immobiliare.

Il Governo Federale ha varato un piano per consentire agli studenti internazionali di rientrare in Australia nonostante il blocco delle frontiere. Nonostante cio’, si prevede che il target di +200.000 immigrati entro il 2020 non sara’ raggiunto per alcuni anni a venire.

Tensioni con la Cina. La Cina e’ il secondo partner economico della Nuova Zelanda ed il primo dell’Australia, rappresentando il 40% del suo export totale di merci e servizi: principale mercato per i prodotti agricoli e minerari (alla Cina e’ destinato il 60% del ferro australiano ed oltre la meta’ dell’orzo del Western Australia, per un valore di AUD$ 1.5 mld/anno) e mercato chiave per turismo (il terzo: nel 2019, il 15% dei turisti era di provenienza cinese, per un totale di 1.3 mln) ed educazione universitaria (il quarto: nel 2019 piu’ di un quarto degli studenti internazionali in Australia proveniva dalla Cina). Per educazione e turismo assieme, dalla Cina originano profitti per AUD$80 mld l’anno.

In questi ultimi mesi sono cresciute le tensioni diplomatiche, avviate dall’allineamento di Australia e Nuova Zelanda alle richieste internazionali di un’inchiesta indipendente sulle origini del contagio. La Cina, facendo leva su questioni pregresse - bando australiano del 2018 al network 5G di Huawei e presunte azioni di dumping – ha imposto tariffe molto pesanti sulle importazioni di orzo, carne, vino, crostacei, ferro e carbone dall’Australia, oltre a forti limitazioni a carico di turismo ed educazione universitaria, sulla scia di recenti episodi di intolleranza di cui sono stati vittima cittadini cinesi residenti in Australia. A seguire, il Governo australiano ha accusato la Cina di effettuare arresti arbitrari di cittadini australiani in base a presunte misure di “sicurezza nazionale”, ed ha annunciato la sospensione dell’accordo di estradizione per i cittadini di Hong Kong in Australia per lavoro o studio, per favorirne la residenza permanente. Un botta e risposta che sta facendo salire le tensioni diplomatiche tra i due Paesi. Secondo gli esperti, le tensioni tra Cina ed USA hanno reso l’Australia una “casualty” che trovera’ soluzione all’interno di un nuovo equilibrio nella regione Indo-Pacifico.

Rapporti con l’India. L’Australia mira a differenziare i suoi partner commerciali: con l’India il suo export raggiunge AUD$17 mld l’anno (vs un import di soli AUD$ 5 mld). Un legame gia’ forte nei settori universitario, turismo e risorse naturali e si prevede che entro il 2031 il numero dei migranti dall’India nati in Australia superera’ quello degli immigrati cinesi.

Il 4 giugno 2020 i due Paesi hanno rafforzato la cooperazione bilaterale attraverso una “Strategic Partnership” che riguardera’: scienza, tecnologia, ricerca, agricoltura, risorse idriche, difesa.

Rapporti con il Giappone. Le tensioni in atto con la Cina sembrano portare anche al rafforzamento dei rapporti con il Giappone: il PM Morrison ha scelto questa quale prima destinazione delle sue missioni istituzionali post-Covid. La strategia di collaborazione riguarda la difesa militare nella regione Indo-Pacifico (in particolare Mare della Sud China) e la prevenzione dei disastri naturali, fino ad includere l’esportazione dell’idrogeno.

Trasporto aereo, Movimenti delle Persone, Turismo. Stati e Territori hanno gestito l’emergenza con restrizioni aggiuntive rispetto a quelle prese a livello federale: chiusi i confini interni, per timore che movimenti di residenti o visitatori potessero causare la ripresa del contagio. Si e’ trattato di decisioni spesso arbitrarie, che hanno avuto pesanti ricadute economiche e sulla salute mentale delle persone, costrette da mesi lontano dai propri familiari residenti in altri Stati.

Virgin Australia, seconda linea aerea del Paese, e’ entrata ad aprile in amministrazione controllata, a seguito di debiti accumulati per AUD$7 mld. Grazie ad un innesto di AUD$ 1.9 mld dal Fondo di Private Equity Bain Capital, il riassestamento prevede il taglio di 3.000 posti di lavoro e la cessazione di operativita’ della low-cost collegata Tiger Air. Il focus sara’ sui voli nazionali.

Qantas, linea aerea di bandiera, ha annunciato la diminuzione del 20% dei profitti (AUD$14.26 miliardi) ed il taglio di 8.500 posti di lavoro, ricorrendo ad outsourcing per le attivita’ di logistica aeroportuale sulle tratte domestiche, sul modello di Jetstar (linea low-cost di Qantas, tagliati 370 posti di lavoro, a seguito di perdite per AUD$ 26 milioni).

La Air Transport Association prevede che almeno 4 anni per una ripresa del settore.

  1. NUOVA ZELANDA

Valgono considerazioni analoghe: le industrie di turismo, intrattenimento, ristorazione e commercio sono le piu’ colpite. Meno colpita la distribuzione alimentare. L’ospitalita’ nel suo complesso e’ la piu’ colpita (-7.8%), seguita da edilizia (-4.1%), trasporto e magazzinaggio (-5.2%). La debole industria manifatturiera locale rendera’ difficile la ripresa per altri settori.

Il Piano di sviluppo infrastrutturale “Thirty Year New Zealand Infrastructure Plan 2015” fissa le linee guida per gli investimenti infrastrutturali del prossimo trentennio, prevedendo una crescita della popolazione per 1.2 mln di nuovi residenti, di cui il 60% ad Auckland (oltre 700.000), cui sono destinati molti dei progetti infrastrutturali per viabilità, trasporto urbano, aeroporto e porto.

Il Governo ha creato la «New Zealand Infrastructure Commission» per lo studio e definizione delle priorità infrastrutturali: la “Infrastructure Pipeline” contiene oltre 500 progetti nel breve e medio termine, per un valore di NZ$ 21,1 mld.  A questi si aggiungere il Piano di edilizia popolare (KiwiBuild) con un investimento decennale di NZ$2 mld per la realizzazione di 100.000 abitazioni di medio livello, circa 50.000 ad Auckland, con conseguenti progetti di riqualificazione ambientale e sviluppo urbano. Da segnalare anche lo stanziamento di 1 miliardo a favore del trasporto pubblico.

Il settore edile ha visto una considerevole crescita negli ultimi cinque anni: il fatturato ha registrato un tasso medio annuo dell’1,8%, fino a raggiungere NZ$ 5.5 mld. Si prevede un incremento dell’1,4% nel 2019-20, che riflette il completamento di alcuni progetti. Le previsioni per i successivi cinque anni fino al 2024-25 riportano un incremento moderato dell’1,2% annuo ed un fatturato di NZ$ 5.9 mld. La maggiore azienda edile neo-zelandese, Fletcher Building, ha tuttavia preannunciato il licenziamento di 1.000 impiegati (10% della forza lavorativa complessiva).

A dicembre 2019 il Governo aveva annunciato nuovi investimenti per NZ$ 12 mld per trasporto, infrastrutture e scuole: su questi oggi punta per risollevare l’economia e sostenere l’occupazione. Allocati in particolare NZ$ 1.2mld per dotare il Paese di infrastrutture ferroviarie e portuali, di ponti e tunnel per migliorare la rete di trasporto. Il 15 giugno scorso il PM Arden ha annunciato la presentazione di un disegno di legge per 11 progetti infrastrutturali, prevedendo la semplificazione dell’iter procedurale delle gare d’appalto e l’avvio delle fasi esecutive. Si tratta di progetti di potenziale interesse per le nostre imprese di costruzione ed ingegneria, che potrebbero creare opportunita’: infrastrutture ferroviarie ed idriche, trasporto marittimo, viabilita’ stradale, edilizia.

Trasporto aereo. Dopo l’annunciato taglio di 300 piloti, Air New Zealand ha previsto il licenziamento di altrettanti ingegneri ed addetti alla manutenzione; la restante forza lavoro (circa 900 persone) subira’ tagli del 30% sulle buste paga per i prossimi 9 mesi.

L’impulso e sostegno allo sviluppo di una industria manifatturiera locale e’ anche per la Nuova Zelanda una protezione contro la crisi ed un mezzo per assicurare posti di lavoro qualificati. Settori di interesse per le aziende italiane restano l’energetico-minerario e l’agribusiness (ICE Sydney).