Aggiornamenti sulla crisi economica e finanziaria

Dal 17 ottobre sono in corso proteste contro l'establishment politico che si stanno ripercuotendo sull'economia libanese e sulla capacità del settore privato di operare con l'estero. Il 7 marzo 2020 il Governo ha dichiarato il default e il 1 maggio ha ufficialmente richiesto l'intervento del Fondo Monetario Internazionale.
All'origine delle proteste si trovano: la scarsa crescita economica degli ultimi anni, l'elevato tasso di disoccupazione, il calo degli afflussi di valuta pregiata dall'estero combinati con una diffusa corruzione e decenni di inefficiente gestione da parte della classe politica.

L'impatto maggiore della crisi è sul lato finanziario, la forte carenza di valuta ha spinto le banche a imporre controlli rigorosi su prelievi e trasferimenti,

Il 15 novembre 2019, l'Associazione delle banche in Libano (ABL) ha disposto una serie di misure temporanee di controllo sui movimenti di capitale idonee a far fronte alla crisi di liquidità in valuta pregiata, in particolare in dollari.
Il 30 gennaio 2020 l'Associazione delle banche libanesi in accordo con la Banca Centrale del Libano (Banque du Liban) ha deciso di alleggerire i controlli sui movimenti di capitale consentendo:
1- Prelievi di contante fino a 25 milioni di lire libanesi al mese.
2- Trasferimenti all'estero fino a $ 50.000 all'anno per esigenze personali (ad esempio, pagamento rette scolastiche all'estero) o per finanziare le importazioni di materie prime per l'agricoltura e l'industria.

Nonostante l'alleggerimento delle misure di controllo, le imprese libanesi non possono accedere ai propri conti in valuta e provvedere al pagamento di fatture per l'acquisto di merci. I trasferimenti di valuta all'estero sono consentiti solo da conti aperti dopo il 15 novembre nei quali sia stato versato il cosiddetto 'fresh money'.

Dall'ottobre 2017, la lira libanese, ancorata al dollaro dal 1997 al valore di 1.507, ha perso circa l'80% del suo valore nel mercato parallelo.

Default
Il 7 marzo 2020 il Governo libanese ha annunciato che non rimborserà la tranche di 1.2 mld di $ di Eurobond in scadenza. Il Governo ha altresì annunciato che non procederà al pagamento delle successive tranche e che inizierà un processo di ristrutturazione del debito. Il Paese ha un debito di 90 mld di $ pari al 170% della produzione economica.

Il 9 aprile il Governo ha reso noto che stima il ricorso ad un finanziamento esterno netto di $10-15 miliardi nei prossimi cinque anni per far fronte alla crisi finanziaria.

Il 31 aprile il Governo ha approvato un piano di salvataggio con il quale ha formalmente richiesto l'intervento del Fondo Monetario Internazionale a fronte delle gravi condizioni economiche e finanziarie del Paese. I colloqui con il FMI sono al momento sospesi.

Esplosione del 4 agosto
La Banca Mondiale, in collaborazione con le Nazioni Unite (ONU) e l'Unione Europea (UE), ha condotto una valutazione (Rapid Damage and Needs Assessment-RDNA) sui danni causati dall'esplosione al porto dei Beirut.

Secondo le stime preliminari del RDNA, l'esplosione ha causato danni verso beni tra i 3,8 e i 4,6 miliardi di US $, mentre si stima che le perdite determinate a seguito del calo della produzione dei settori economici rientrino nell'intervallo di US $ 2,9 e US $ 3,5 miliardi. I settori più gravemente colpiti sono l'edilizia abitativa, i trasporti e i beni culturali materiali e immateriali. I tre principali effetti economici dell'esplosione sono: perdite di attività economiche causate dalla distruzione del capitale fisico; interruzioni commerciali; perdite di entrate fiscali per il Governo.

 

Per maggiori informazioni sulle origini dell'attuale crisi economica in Libano abbiamo creato un'apposita pagina di approfondimento.

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