ACCORDO REGNO UNITO-UE - L'INTERRUZIONE DEI COLLOQUI RIPORTA INDIETRO I NEGOZIATI

Mercoledì l'UE e il Regno Unito torneranno a parlare di Brexit per capire come salvare i
negoziati a fronte delle interruzioni causate dalla pandemia. Michel Barnier e David Frost, i due principali negoziatori, avranno il loro primo contatto ufficiale da quando Barnier, a capo del team dell'UE, ha annunciato il 19 marzo di essere positivo per Covid-19. Frost, la sua
controparte britannica, si è autoisolato poco dopo manifestando i sintomi.
L'obiettivo dell'invito sarà di fissare le date per i round di negoziati virtuali sulla futura partnership. A questo punto, si supponeva che fossero stati completati ben tre round di negoziazione completi, invece, con gran parte dell'Europa bloccata i contatti tra le parti si sono limitati alla ricerca di chiarimenti sulle reciproche proposte.
Mercoledì non si affronterà la possibilità di prolungare il periodo di transizione post-Brexit, nonostante la crescente pressione sul governo affinché richieda un'estensione. I ministri insistono sul fatto che la Gran Bretagna non subirà ulteriori ritardi nel processo. Il trattato di
uscita concordato dal primo ministro Boris Johnson e dai leader dell'UE lo scorso anno, prevede la possibilità di prolungare il periodo di transizione fino a due anni, mantenendo il Regno Unito nel mercato unico e nell'unione doganale fino alla fine del 2022.
Allo stesso tempo, la visione di Johnson di una futura relazione UE-Regno Unito basata su un accordo commerciale creerebbe un confine normativo rigido tra la Gran Bretagna e l'UE, richiedendo alle imprese di adattarsi alle procedure doganali e ai controlli normativi.
Il Regno Unito ha sostenuto che si tratta di un prezzo che vale la pena pagare per garantire una politica commerciale indipendente. Inoltre i due stati dovrebbero negoziare un "contributo finanziario" che verrebbe versato dal Regno Unito in cambio di un accesso continuo. La decisione di proroga finale sarà presa dal "comitato misto" che sovrintende all'accordo di recesso e i funzionari UE stimano che il processo potrebbe concludersi in sole due settimane.

In più va detto che l'estensione potrebbe essere molto più breve di due anni. Non vi è alcun limite di tempo minimo specificato nel trattato, quindi il governo del Regno Unito potrebbe richiedere un minimo di diversi mesi. Tuttavia, una volta impostata la nuova data di fine, non è possibile prolungare ulteriormente il periodo poiché l'accordo non consente estensioni ripetute. I diplomatici dell'UE hanno affermato che il punto di partenza per Bruxelles sarebbe quello di esaminare quanto la Gran Bretagna stia contribuendo nel bilancio dell'UE come stato membro e quindi tenere conto del fatto che il Regno Unito da quel momento in poi sarebbe al di fuori di molti programmi di bilancio dell'UE e quindi non ne trarrebbe più beneficio. Secondo le stime della biblioteca della Camera dei Comuni, il contributo netto della Gran Bretagna al bilancio dell'UE è stato, in media, di circa 7,9 miliardi di sterline all'anno tra il 2013 e 2017. Ma ciò che la Gran Bretagna pagherebbe alla fine dipenderà dai programmi a cui ha aderito e dalla lunghezza dell'estensione richiesta.

Già giovedì scorso però il governo britannico ha offerto una risposta ufficiale alla richiesta di proroga che sembrava essere nuovamente negativa. Il Consiglio dei Ministri afferma che alla fine dell'anno il paese recupererà l'indipendenza economica e politica, per la quale il popolo britannico ha votato nel 2016. Un argomento comune contro l'estensione della transizione è che c'è ancora molto tempo per poter condurre dei negoziati. Seppur gli incontri faccia a faccia siano divenuti impossibili i Brexiters sostengono che i colloqui possano essere condotti altrettanto bene mediante videoconferenza

Sembra inoltre esserci una diffusa convinzione tra i Brexiters secondo cui, piuttosto che
provocare un peggioramento dei negoziati, la crisi del coronavirus potrebbe persino concentrare le menti delle due parti nel trovare un accordo. Molti sono anche convinti che la crisi abbia indebolito l'UE, il che significa che ora è esattamente il momento giusto per il Regno Unito per assicurarsi un buon accordo. Alcuni sostengono sia meglio porre fine a qualsiasi incertezza dannosa e liberare l'economia britannica dai regolamenti dell'UE e dall'onere di ulteriori pagamenti in modo che il paese possa iniziare a godere di tutti i vantaggi della Brexit. A questo si aggiunge un argomento secondo il quale, poiché l'intera economia britannica si fermerà comunque entro la fine dell'anno, e che qualsiasi shock economico e interruzione logistica causato dall’uscita del Regno Unito dalla transizione sarà presumibilmente meno evidente e meno onerosa ora di quanto avrebbero potuto essere prima della pandemia. In ogni caso, porre fine alla transizione alla fine del 2020 era una promessa del manifesto conservatore e qualsiasi violazione minerebbe la fiducia del pubblico nei confronti del governo. A molti questa crisi ricorda che il Regno Unito deve ridurre o addirittura porre fine alla sua dipendenza da altri paesi specialmente nelle forniture di cibo, manufatti e prodotti farmaceutici.


Fonte: The Financial Times