DOWNING STREET: NESSUNA PROROGA NONOSTANTE IL CORONAVIRUS

Downing Street afferma che l'estensione della transizione prolungherebbe solamente l'incertezza commerciale. Un funzionario del Numero 10 ha dichiarato che non sussistono circostanze per cui il Regno Unito possa ritardare l’uscita definitiva dal blocco oltre il 31 dicembre 2020, sostenendo che rimanere nel blocco limiterebbe la capacità del paese di rispondere alle crisi economiche e politiche provocate dal coronavirus. Anche David Frost, principale negoziatore del Regno Unito, ha affermato che l'estensione prolungherebbe semplicemente i negoziati, creando ancora più incertezza. Tuttavia, vi era una diffusa accettazione da parte degli alti livelli di governo che un'estensione della Brexit potesse essere inevitabile e Bruxelles è ancora pronta a discuterne. I diplomatici UE hanno infatti affermato che il blocco non ha ancora escluso l'idea che la Gran Bretagna possa cambiare idea man mano che la scadenza di giugno si avvicina.

Nonostante ciò, sia Johnson che Dominic Raab, il segretario che sta sostituendo il primo ministro, sono entrambi resistenti all'estensione del processo Brexit. Nel frattempo, un nuovo calendario è stato concordato per continuare i negoziati tramite videoconferenza, i progressi saranno quindi valutati prima del vertice di giugno in cui entrambe le parti riterranno se sono stati compiuti progressi soddisfacenti. Paradossalmente, il virus potrebbe aver dato al governo un incentivo politico a spingersi oltre: il costo di lasciare l'UE potrebbe essere ridotto da quello del virus. Se l'economia riprenderà il prossimo anno, il vantaggio potrebbe essere attribuito all'uscita dall'UE. Boris Johnson dovrà procedere con cautela e fino a giugno potrà pensare alle decisioni da prendere.

Fonte: The Financial Times & Bloomberg