FINANZA E PARITA’ DI CONDIZIONI

La finanza è stata piuttosto assente nella prima fase dei negoziati sulla Brexit. La priorità della Gran Bretagna nella prossima fase sarà quella di riconquistare e mantenere il primato come hub finanziario senza diventare un mero osservatore della normativa europea, anche alla luce del fatto che le attività connesse all'Unione rappresentano circa un quinto delle attività nella City di Londra.

Mantenere il valore di fornitore di capitale internazionale - nell'assicurazione, nel settore della gestione patrimoniale e nella finanza aziendale - dovrebbe essere una priorità nelle negoziazioni. Il progetto di mandato negoziale della Commissione europea prevede che lo strumento per la gestione delle interazioni tra sistemi finanziari utilizzi l’accordo standard con paesi terzi, basato su standard regolamentari "equivalenti", concessi dall'UE e risolvibili unilateralmente con un preavviso di 30 giorni. L'UE sta già cercando modi per migliorare il quadro di equivalenza che applica ai paesi fuori dal blocco. La divergenza di regole tuttavia dovrebbe essere minima, poiché gran parte della regolamentazione finanziaria è decisa a livello globale.

Questo dibattito per il Regno Unito, non può e non deve essere separato dal resto della sua strategia commerciale, poichè il vantaggio competitivo della City deriva dal suo ruolo di hub globale.

Londra ha preso la decisione di erigere barriere commerciali con l'UE e, dal momento che Johnson ha così spesso respinto qualsiasi relazione più stretta. La grande richiesta di Johnson è quella di un accordo simile a quello canadese. Il passaggio più aggressivo del primo ministro britannico sembra essere quello di rifiutare l'insistenza della Commissione europea su clausole di "parità di condizioni" nell’accordo futuro. Queste condizioni sono progettate per impedire al Regno Unito di minare il mercato unico dell'UE operando come un paradiso fiscale offshore con aziende che beneficiano di norme ambientali lassiste, standard di lavoro scadenti e sovvenzioni.

La richiesta dell'UE di clausole di parità in materia di protezione sociale e ambiente richiede semplicemente che il Regno Unito non allenti le sue attuali norme al di sotto dei livelli minimi UE. Mentre, per quanto riguarda le tasse, l'UE non ha quasi nessun controllo sulle tariffe dei suoi membri e vorebbe solo che la Gran Bretagna si attenesse ai protocolli OCSE in materia.

Boris Johnson sarebbe contento di una relazione economica relativamente distante con l'UE, simile alle relazioni del blocco con il Canada o l'Australia. Ciò significherebbe un ulteriore attrito sul commercio, come la compilazione di documenti doganali e documenti sulle norme di origine, che potrebbero richiedere una revisione aziendale significativa e costi preparatori.

La situazione economica potrebbe quindi venire interrotta il 1 ° gennaio 2021 anche se entrasse in vigore un accordo di libero scambio, poichè anche con un accordo sulle tariffe, queste barriere cosidette non tariffarie potrebbero arrecare danni al sistema.

 

Fonte: The Financial Times, Bloomberg