I BREXITER SEMBRANO NON CAPIRE L'EUROPA

Il governo britannico sembra essere in difficoltà, con l’economia in profonda recessione e le violazioni delle regole di blocco di Dominic Cummings, che hanno portato ad una mancanza di fiducia della popolazione.  Con soli sette mesi al termine del periodo di transizione e con la scadenza del 1° luglio alle porte per richiedere una proroga, la prospettiva di una rottura netta è in aumento. Il deadlock attuale è facilmente riassumibile: l'UE desidera un ampio accordo economico e commerciale che conserverà stretti legami, mentre la Gran Bretagna insiste su un patto commerciale di base a tariffa zero oltre a una serie di accordi in settori quali trasporti, energia, prodotti farmaceutici e finanziari e altri servizi. L'UE desidera un accesso a lungo termine alle zone di pesca britanniche ma Johnson offre solo un accordo annuale.

Detto ciò, non c'è nulla di eccentrico nelle richieste dell’UE, al contrario, corrispondono esattamente alla dichiarazione politica comune firmata dalle parti lo scorso autunno, la quale presupponeva un "partenariato ambizioso, ampio, profondo e flessibile", che avrebbe riguardato la cooperazione economica e commerciale con “condizioni di parità per una concorrenza aperta ed equa". L'impasse è sorto quando Johnson ha invocato una nuova teoria delle relazioni internazionali, dichiarando che le disposizioni in materia di condizioni di parità devono essere eliminate. L'ipotesi di base del Primo Ministro è che la Gran Bretagna possa usufruire, in qualche modo, di un accesso privilegiato. Agli occhi di Bruxelles, Berlino e Parigi, rimane però un paese terzo, alleato importante, ma, potenzialmente anche una minaccia all'integrità del mercato unico. Il risultato è quindi quello che l'UE non può accettare l’accordo che Johnson vorrebbe, piegando le proprie regole.

A Johnson rimangono dunque due possibilità: accettare una versione migliorata dell'affare di Barnier, oppure, consentire alla Gran Bretagna un’uscita senza accordo. Michel Barnier, da lato suo, attraverso una lettera, fa sapere ai parlamentari di Westminster che Bruxelles rimane aperta all'estensione del periodo di transizione. La stessa lettera è arrivata proprio quando David Frost ha ammesso che entrambe le parti sono rimaste distanti su questioni tra cui la pesca e la parità di condizioni oltre ad ammettere che l'accordo su un regime di pesca post Brexit è improbabile che venga raggiunto entro la data prevista del 30 giugno. Barnier ha nuovamente offerto alla Gran Bretagna la possibilità di evitare ulteriori sconvolgimenti commerciali estendendo il periodo di transizione, fino alla fine del 2022.

Fonte: FT