IL “VISTO BREXIT” COLPIRÀ I SETTORI CHE NECESSITANO DI MANODOPERA POCO QUALIFICATA

Le proposte di immigrazione del Ministero degli Interni britannico, pubblicate mercoledì, si sono concentrate sul futuro sistema di immigrazione a punti (valido anche per i cittadini europei) che privilegerà i lavoratori più pagati e meglio qualificati.

Le imprese britanniche fanno però, in gran parte, affidamento su lavoratori europei poco qualificati e per tale motivo affronteranno una possibile crisi post Brexit.

Le nuove regole entreranno in vigore a partire da gennaio 2021 e costituiranno una sfida sostanziale per settori come l'assistenza sociale, l'edilizia e l'industria di trasformazione alimentare.

Le stesse imprese del Regno Unito hanno assunto milioni di lavoratori scarsamente qualificati in base alle regole di libera circolazione dell'UE da quando il blocco si è espanso per includere i paesi più poveri dell'Europa centrale e orientale nel 2004. Ad oggi, circa 3,2 milioni di cittadini UE hanno richiesto il "settlement status", che consentirà loro di continuare e lavorare nel Regno Unito anche dopo la scadenza del periodo di transizione di 11 mesi.

Quindi, dopo il 31 dicembre 2020, chi desidererà lavorare negli UK potrà farlo solo se in possesso di un’offerta di lavoro specializzato. Le nuove disposizioni valgono sia per i cittadini dei Paesi Ue, sia per quelli extra-europei. Accanto a questa stretta sui lavoratori non specializzati, il governo ha però introdotto un «global talent scheme» (che sostituisce il precedente sistema Tier 1 - Exceptional Talent), il quale permetterà a scienziati e ricercatori di entrare nel Regno Unito anche senza un’offerta di lavoro in mano.

Il piano è stato ampiamente criticato, sia dagli avversari politici di Johnson sia dai rappresentanti del mondo del lavoro, come il sindacato del settore sanitario Unison e la Confederation of British Industry (Confindustria britannica). Ciononostante, il governo difende il progetto, convinto del fatto che darà la possibilità di ridurre il numero di immigrati, attirando i migliori e migliorando di conseguenza l’economia del paese, oltre a permettere di riprendere il controllo dei confini.

Tuttavia, le aziende non possono concretamente assumere abbastanza personale dal Regno Unito, quindi dovranno “per forza” fare affidamento su operatori di altre parti e, come è facile intuire, la fine improvvisa di questa offerta di lavoro necessaria causerà enormi problemi.

Carolyn Fairbairn, direttore generale del CBI, il gruppo dei datori di lavoro, ha affermato che le imprese accoglieranno con favore i diversi aspetti del nuovo sistema, tra cui la fine dell'attuale limite per i visti per i migranti qualificati e il ripristino dell'opzione per i laureati di lavorare per due anni nel Regno Unito dopo aver completato gli studi. A marzo è atteso un piano dettagliato sull'immigrazione e, i piani già pubblicati mercoledì adottano numerose raccomandazioni proposte il mese scorso dal Comitato consultivo per le migrazioni (consulenti del governo in materia di politica dell'immigrazione). Tali raccomandazioni includono un taglio della soglia salariale per i migranti qualificati che cercano lavoro nel Regno Unito da £ 30.000  a £ 25.600 all'anno nella maggior parte dei casi, e un rilassamento nella qualifica necessaria, da un titolo universitario ai livelli A o loro equivalenti.

Ad ogni modo, le proposte ridurranno drasticamente il pool di lavoro per le imprese del regno, che sono attualmente libere di assumere cittadini dello spazio economico europeo (UE più Norvegia, Islanda e Liechtenstein) per qualsiasi lavoro.  Anche la proposta di ampliamento del regime dei lavoratori agricoli stagionali di prova, che passa da 2.500 visti all'anno a 10.000, è probabile che scoraggi molte aziende agricole dal momento che il settore attualmente assorbe tra i 60.000 e i 70.000 lavoratori all'anno.

Rimaniamo quindi in attesa di vedere cosa effettivamente sarà negoziato e implementato in termini di immigrazione.

Fonte: The Financial Times