IRLANDA: LA SINISTRA NAZIONALISTA SINN FÉIN TRIONFA ALLE ELEZIONI COL 24,5%

A sorpresa, secondo i sondaggi della scorsa settimana il partito favorito alle elezioni iralandesi sembrava essere il Sinn Féin, ossia l’ex braccio politico dei terroristi repubblicani - Irish Republican Army (Ira). Lo spoglio iniziato domenica mattina, subito dopo la chiusura dei seggi ha visto come vincitore proprio la sinistra nazionalista. La sua leader Mary Lou McDonald, parla già di “rivoluzione”, perché col suo 24,5% dei voti registra il risultato migliore della sua storia. Al secondo posto il partito di centrodestra Fine Gael del premier uscente Leo Varadkar ed il partito di opposizione Fianna Fail. Le elezioni politiche arrivate in un momento storico segnato dalla Brexit, hanno dato nuova linfa ai desideri di indipendenza dell’Irlanda del Nord e hanno riacceso tensioni mai davvero sopite.

L’ex organo politico dell’Ira è oggi portabandiera della riunificazione con l’Irlanda del Nord in tempi di Brexit, ma soprattutto d’una piattaforma economica e sociale radicale, oltre a riaprire i giochi sulla formazione del nuovo governo. Il risultato raggiunto, secondo il sistema locale proporzionale trasferibile con conteggio delle prime preferenze e poi di quelle di riserva, si traduce per il partito della McDonald in poco meno di 40 deputati su 160. Sinn Féin non potrà avere però la maggioranza assoluta dei seggi (80), in quanto ha deciso di presentare candidati in soli 42 distretti. Tuttavia, potrebbe conquistare i seggi necessari per rivendicare l’ingresso nel governo e a quel punto tutto potrebbe succedere compresa un’eventuale riunificazione. Radicale su temi come il welfare o spesa pubblica, ma abile a stemperare gli istinti euroscettici del suo partito e al contempo a rinviare di 5 anni il sogno di un referendum sull’unificazione irlandese, McDonald sembra già a suo agio nella nuova veste istituzionale. Da Londra il governo di Johnson, seppur riconosca da anni lo Sinn Féin come interlocutore scomodo, fa sapere di essere deciso a mantenere strette relazioni con chiunque sia destinato ad andare al potere a Dublino.

 
Durante la campagna elettorale, l’ex premier Varadkar, dopo aver promosso e vinto i referendum su legalizzazione dell’aborto e matrimoni gay, ha ricalcato i sui suoi successi in economia e sulla Brexit, dove è riuscito a strappare un accordo favorevole a Johnson. L’Irlanda od oggi cresce a ritmi molto più alti rispetto alla media UE dopo la crisi del 2008 e la disoccupazione è scesa sotto il 5%. Ciò tuttavia sembra non essere stato sufficiente agli irlandesi che lamentano una spirale incontrollabile dei prezzi di compravendita e affitti degli immobili oltre ai recenti tagli alla sanità e al welfare, disuguaglianze sempre più marcate e scarse misure nella lotta al cambiamento climatico.
Tutte cause adottate a proprio vantaggio dal partito Sinn Féin, che anche per questo ha conquistando il voto di ampie fette di giovani spesso delusi dal premier Varadkar. Per alcuni però, i giovani, pronti a votare la sinistra nazionalista, sono ignari della storia del proprio Paese, essendo nati dopo la fine dei Troubles, (“disordini” o "guerra civile" svolta tra la fine degli anni sessanta e la fine degli anni novanta del XX secolo in Irlanda del Nord) in cui il partito di sisnistra era il volto politico dell’organizzazione paramilitare degli estremisti repubblicani che, nella guerra contro i militari e paramilitari britannici, provocò almeno 1700 morti.


La leader di Sinn Féin, 50 anni, ex parlamentare europea e unica donna in corsa in queste elezioni, ha ricevuto anche numerose critiche che le rimproverano di promettere sproporzionati aumenti della spesa pubblica che potrebbero danneggiare l’economia irlandese ora in ripresa. E poi c’è ovviamente l’accusa principe, da parte dei suoi avversari Varadkar e Martin: ossia di non poter far parte di nessun governo poiché ancora “con le mani sporche di sangue” dopo quanto accaduto nei decenni scorsi.

Sebbene la formazione di un nuovo governo possa richiedere settimane o mesi, è chiaro che l'ondata di sostegno a Sinn Féin ha cambiato il panorama politico a Dublino. Cosa significa quindi questa svolta per le relazioni tra Regno Unito e Irlanda, i colloqui commerciali post-Brexit e la possibilità di unificazione irlandese? Una volta al potere, il partito chiederà un referendum sulla questione irlandese nei prossimi cinque anni. Una futura riunificazione dell'Irlanda è già sintomatica nel controverso accordo Brexit di Boris Johnson, che lascerà Belfast allineata alle leggi UE almeno per diversi anni senza controlli alla frontiera, con l'obiettivo primario di non toccare il delicatissimo e oggi "invisibile" confine irlandese e con esso la sua fragile pace.  Il desiderio del governo irlandese di vedere un accordo commerciale che mantenesse il Regno Unito strettamente allineato a Bruxelles su regolamenti e standard era ben consolidato molto prima dell'ascesa dei sondaggi di Sinn Féin. Un governo di coalizione irlandese che include il partito della McDonald potrebbe rendere più difficile per Dublino essere flessibile sull'obiettivo del Regno Unito di divergere dall'UE.

Infine, per quanto riguarda la questione dell'unificazione irlandese, la natura del protocollo dell'Irlanda del Nord, che conferisce alla regione uno status speciale all'interno dell'unione doganale dell'UE e nel territorio doganale del Regno Unito, potrebbe potenzialmente avvicinare l'Irlanda del Nord nel tempo verso Dublino e l'UE. Un sondaggio di frontiera, o referendum sulla riunificazione irlandese, sarà convocato solo se il segretario di stato britannico per l'Irlanda del Nord ritiene che esista una maggioranza. A tal proposito, un sondaggio condotto a settembre ha suggerito una sottile maggioranza per l'unificazione (45% contro il 46%).

Fonte: The Financial Times, Bloomberg