JOHNSON NON RAGGIUNGE LA MAGGIORANZA DEI DUE TERZI PER LE ELEZIONI GENERALI MA CI RIPROVA

Boris Johnson non è riuscito per la terza volta a scatenare un'elezione generale. Ieri il Parlamento ha nuovamente respinto la sua proposta, non raggiungendo la maggioranza dei due terzi dei parlamentari necessari per assicurarsi il sondaggio. Il testo prevedeva di mandare i deputati a casa il 6 novembre e convocare le urne il 12 dicembre. Tutti i parlamentari conservatori avevano appoggiato la proposta mentre tutti i liberali, tranne uno, hanno votato contro. La stragrande maggioranza dei deputati laburisti si è astenuta, insieme a SNP e DUP i quali proponevano come data il 9 dicembre. Johnson ha tentato di indire le elezioni tramite un mandato del Parlamento a tempo determinato, processo più semplice rispetto all'approvazione di un disegno di legge, in quanto non modificabile dai deputati, ma con necessità di un sostegno maggiore.

Oggi ci riproverà per la quarta volta, presentando però un breve disegno di legge, che necessiterà di una maggioranza semplice nei Comuni, dove tornerà a proporre la data del 12 dicembre. Per questo passaggio, il premier chiede l'appoggio dei partiti d'opposizione, Lib-dem e nazionalisti scozzesi. Ora, il punto chiave è quindi quello della data. Infatti quest’ultimi hanno affermato che offriranno il loro sostegno solo se Johnson accetterà di modificare la sua proposta nel 9 dicembre. Tuttavia, il tempo corre, il Parlamento deve essere sciolto almeno 25 giorni lavorativi prima della data delle elezioni per consentire lo svolgimento dei preparativi. Inoltre, la proroga della Brexit ha generato anche altre conseguenze: il governo ha interrotto l'Operazione Yellowhammer, piano progettato per preparare il paese ad una Brexit no-deal e la campagna pubblicitaria da 100 milioni di sterline “Get ready for Brexit” è stata messa in pausa.

Fonti: Bloomberg, BBC News, The Guardian