LABOUR – IL PIANO DI CORBYN

Il leader laburista Corbyn ha presentato al Regno Unito il piano più radicale per il governo dal 1983; questo prevede di nazionalizzare le ferrovie britanniche, l'approvvigionamento idrico e l'infrastruttura a banda larga. Le entrate fiscali totali del governo aumenterebbero così di circa il 10%, finanziando aumenti salariali nel settore pubblico, tasse universitarie gratuite, assistenza gratuita per gli anziani e molto altro. Infine, lo stesso ha preannunciato un aumento notevole della spesa pubblica, inclusi gli investimenti di capitale a £ 55 miliardi all'anno.

Diversi sono però i problemi da affrontare e, il rifiuto di esporre se il Labour sia un partito Brexit o Remain è solo uno di questi. Infatti, dai sondaggi d’opinione emerge come Corbyn sia il leader dell'opposizione meno popolare nella storia recente.

Sul fronte Brexit, sentendo la nazione ormai stanca a riguardo, Corbyn ne ha parlato solo in minama parte. Il suo piano è quello di negoziare una stretta relazione con l'Unione europea entro tre mesi dall’insediamento del nuovo governo e, entro i tre successivi, organizzare un referendum con due opzioni: approvazione dell’accordo o cancellazione della Brexit, restando nell’Unione europea. A tal proposito ha sottolineato che il 50% del commercio del Regno Unito avviene proprio con l’Unione europea e dunque un accordo che garantisca un’unione doganale permanente con un allineamento al mercato unico, sia necessario. Egli stesso ha poi garantito che il referendum sarà legalmente vincolante, per cui il governo rispetterà e realizzerà  la decisione dei cittadini.

Boris Johnson, invece, vuole portare il Regno Unito fuori dall'UE alla scadenza della proroga il 31 gennaio, concedendosi solo 11 mesi per negoziare un accordo commerciale con Bruxelles. Ciò significa che la minaccia di No-Deal potrebbe ripresentarsi ancora una volta.

Fonti: Bloomberg, EU News, Financial Times