MICHEL BARNIER SOSTIENE CHE LA GRAN BRETAGNA RALLENTI I COLLOQUI SULLA BREXIT

Il negoziatore dell'UE, Michel Barnier, afferma che il Regno Unito stia rallentando i negoziati commerciali impedendo l’avanzamento nei colloqui. Secondo quest’ultimo, il Regno Unito non può rifiutare di estendere la transizione, limitando così il tempo disponibile e contemporaneamente rallentare le discussioni su settori importanti tra cui: la tutela dei diritti di pesca, l'accordo su una "parità di condizioni" vincolante in settori quali gli aiuti di Stato e gli standard del mercato del lavoro e la garanzia del rispetto britannico del diritto internazionale dei diritti umani. Dopo cinque giorni di discussioni in videoconferenza, le prospettive di un accordo entro la fine dell'anno sembrano remote, con Barnier che valuta come deludenti i progressi fatti. La Gran Bretagna respinge le accuse, sostenendo di essersi invece impegnata seriamente e, David Frost ribadisce nuovamente che il Regno Unito lascerà il mercato unico e l'unione doganale con o senza un accordo il 31 dicembre.

Tuttavia per Barnier un futuro rapporto con il Regno Unito sembra impossibile se la Gran Bretagna non si dimostra disponibile a negoziare sulle preoccupazioni fondamentali dell'UE. Lo stesso ha affermato che l'offerta dell'UE di accesso a tariffa e quota zero al proprio mercato, in cambio del rispetto delle norme sociali, ambientali e delle norme sugli aiuti di Stato darebbe al Regno Unito un accesso senza precedenti al mercato europeo. “I negoziatori britannici” dice, “continuano a ripetere che stiamo negoziando come pari sovrano, ma la realtà dei negoziati è trovare la migliore relazione possibile tra un mercato di 66 milioni di consumatori da una parte e un mercato di 450 milioni di consumatori dall'altra”. In risposta, un portavoce del Regno Unito ha dichiarato che non vi saranno progressi fino a quando l'UE non diminuirà la sua insistenza sull'imposizione di condizioni che non si trovano negli altri accordi commerciali stipulati dal blocco.

Una seconda area problematica è la volontà del Regno Unito di regolamentare le relazioni future con accordi separati, ampi e indipendenti, piuttosto che far riferimento ad un unico accordo globale che garantisca la conformità da entrambe le parti. La Gran Bretagna sostiene che il suo approccio si basa su precedenti internazionali e protegge la sovranità del paese, mentre l'UE afferma che sarebbe incompatibile con il tipo di accesso al mercato che il Regno Unito sta cercando. Un terzo punto difficile è stato il rifiuto del Regno Unito di rimanere uno dei firmatari della Convenzione europea sui diritti umani e riconoscere il ruolo della Corte di giustizia europea nella protezione dei cittadini dell'UE. Ciò crea seri limiti per la futura partnership sulla sicurezza. Quarta questione, la pesca, nella quale non sono stati compiuti progressi e sulla quale il Regno Unito non ha presentato un testo legale. In ogni caso, quest’ultimo non avrebbe accettato una soluzione che equivalesse a mantenere le acque della Gran Bretagna nell'ambito della politica comune della pesca dell'UE. Dall’altro lato, l'UE non accetterà alcun futuro partenariato economico che non includa una soluzione equilibrata e sostenibile a lungo termine.

Per quanto riguarda la richiesta di proroga, una decisione dovrà essere presa entro il 30 giugno, termine legale per un'estensione come definito nell'accordo di recesso; la transizione potrà poi essere estesa fino a uno o due anni. La Commissione europea, dal lato suo, valuterà la situazione all'inizio di giugno e avverte che i progressi dipenderanno dal fatto che la Gran Bretagna onori o meno gli impegni assunti nel trattato sulla Brexit, compresi gli obblighi di imporre controlli sugli scambi tra la Gran Bretagna stessa e l'Irlanda del Nord. Nel frattempo le prossime tornate di negoziati dovrebbero avvenire in videoconferenza l'11 maggio e il 1 giugno.

Fonte: The Financial Times & The Guardian