“NO­ DEAL BREXIT”…COSA SIGNIFICA?

NO­ DEAL BREXIT…COSA SIGNIFICA?

 “No ­deal Brexit” ­ letteralmente “Brexit senza accordo” ­ vuol dire che il Regno Unito lascerebbe l'Unione europea senza un accordo che regolamenti il processo di uscita.

Nella notte della data fatidica il Regno Unito lascerebbe il Mercato unico e l'Unione doganale senza accordi definiti che regolamentino gli scambi tra i Paesi membri e che impediscano l'introduzione di controlli e tariffe.

“No­ deal Brexit” significa anche abbandonare immediatamente le istituzioni della Ue ­ come, ad esempio, la Corte di Giustizia Europea e l'ufficio Europeo di Polizia (Europol) ­ e verrebbe meno l'appartenenza alle associazioni che determinano le procedure in molti campi, dai farmaci ai brevetti.

Chiaramente il Regno Unito non contribuirebbe al bilancio Ue, che attualmente è di oltre 10 miliardi di euro l'anno. L'accordo raggiunto da Theresa May prevedeva, infatti, di mantenere lo status quo per un periodo di transizione di 21 mesi durante i quali si sarebbe potuto negoziare un accordo commerciale.

 

 COSA POTREBBE ACCADERE?

 Come è noto, la data per l'uscita è stata posticipata al 31 ottobre 2019. Per evitare un'uscita senza accordo vi sono tre possibilità: 

·         Approvazione entro questa data di un accordo dal Parlamento;

·         Nuova proroga dall'Ue;

·         Annullamento della richiesta di uscita dalla Ue.

 

Diversi sono i politici contrari al “no ­deal” e che sostengono che questa soluzione danneggerebbe l'economia e porterebbe alla creazione della frontiera tra il Nord Irlanda e la Repubblica di Irlanda.

 Allo stesso tempo sono altrettanti i politici che sostengono il “no­ deal” nella convinzione che lo scompiglio che si creerebbe, sarebbe presto superato, ed il Paese senza i vincoli europei ne trarrebbe vantaggio.

 

 COSA SIGNIFICHEREBBE PER GLI SCAMBI COMMERCIALI?

 Nel caso di una “No­ deal Brexit” gli scambi commerciali tra il Regno Unito e i Paesi dell'Ue sarebbero inizialmente regolati dalle condizioni della World Trade Organizzato (WTO). Questo significherebbe l'applicazione di tariffe doganali su molti beni e servizi. Proprio per questo molte aziende del Regno Unito hanno manifestato preoccupazioni sulla tenuta della loro competitività. 

Il Governo britannico ha già annunciato che molte tariffe sarebbero abolite per i beni e servizi provenienti dai Paesi Ue. Dato che non vi sarebbe obbligo di reciprocità, l’Ue potrebbe, quindi, applicare dazi e/o tariffe sulle stesse merci importate dal Regno Unito.

Inoltre, sarebbero ripristinati i controlli doganali alle frontiere che potrebbero provocare intasamenti nei porti di sbarco, ad esempio a Dover. 

Una “no deal Brexit” ostacolerebbe anche i settori dei servizi, della finanza, della consulenza, delle assicurazioni che non avrebbero libero accesso al mercato unico.

 

… COSA ACCADREBBE ALLA FRONTIERA IRLANDESE? 

Non è chiaro cosa accadrebbe alla frontiera tra le due Irlande in caso di “no deal”. Il Backstop previsto dall'accordo di Theresa May non sarebbe più previsto. I sostenitori del “no deal”suggeriscono soluzioni tecnologiche che permetterebbero una frontiera "invisibile" ma non specificano, comunque, quali potrebbero essere queste soluzioni.

 

 I COSTI DEL DIVORZIO 

I sostenitori del “no deal” a support della loro tesi sostengono che si risparmierebbero i 39 miliardi di sterline che il Regno Unito, in base all'accordo dovrebbe riconoscere alla Ue. Gli oppositori, invece, fanno presente che potrebbe esser un tribunale internazionale a riconoscere questo indennizzo. In ogni caso rifiutare di pagare aggraverebbe la tensione con la Ue facendo diminuire le possibilità di concludere un accordo commerciale.

Molti economisti ed associazioni ritengono che il “no deal” porterebbe danni economici. Per attenuare alcuni degli impatti, il Governo ha cercato di immaginare cosa potrebbe accadere. Gli scenari che si possono preveder sono:

·         Forti ritardi alle frontiere;

·         Aumento dei controlli personali alle frontiere e ritardi negli aeroporti;

·         Diminuzione delle derrate alimentai;

·         Incremento di prezzo dei servizi pubblici, prodotti alimentari e combustibili.

 

Si concluderà nella giornata di oggi il ballottaggio per la selezione dei due candidati tra cui gli iscritti al partito conservatore dovranno scegliere il Premier. Sono rimasti in corsa Boris Johnson, che continua ad esser il favorito, il Ministro degli Esteri Hunt ed il Ministro dell'Ambiente Gove. Johnson e Gove avevano guidato la campagna referendaria per l'uscita dalla Ue.