UK andamento economico - I dati della Banca d’Inghilterra confermano il deciso peggioramento della congiuntura

Quadro negativo sugli effetti economici della crisi. Collasso peggiore da oltre 300 anni. Scenari, non previsioni. Appello al sistema bancario per la trasmissione delle politiche monetarie e per dare un contributo alla tenuta del sistema produttivo. Qualche luce sulle prospettive di ripresa, che però non riscontra unanimità di consensi. Forte condizionamento delle modalità e tempistiche della cosiddetta Fase 2. 

1. Il fosco quadro dipinto dalla Banca Centrale inglese sulle possibili ripercussioni sull’economia dell’emergenza COVID-19 è solo l’ultimo, in ordine cronologico, di una serie di scenari congiunturali prodotti da vari centri studi e di rilevazione del Regno Unito, contenenti tutti dati raggelanti sulle prospettive del PIL e degli altri principali indicatori. Giungendo da una delle più venerande e autorevoli istituzioni del paese (e solo qualche giorno prima dell’annuncio di una possibile road map per la cosiddetta fase 2, sulla quale anche per la parte economica riferisco con separata comunicazione), ha sollevato preoccupazioni tra analisti e osservatori.

2. Il collasso del prodotto nazionale del 30% ipotizzato dalla BoE per la prima metà dell’anno in corso, -5% nel primo trimestre e -25% nel secondo trimestre (per questo secondo quarto, un dato migliore rispetto al -35% dell’Osservatorio indipendente sui conti pubblici, OBR), segna il peggiore rallentamento dell’economia britannica in oltre 300 anni di storia, ovvero dalla crisi seguita al rigido inverno del 1708-1709 (The Great Frost).

La disoccupazione è attesa quasi raddoppiare (fino al 9%) tra la seconda parte dell’anno e l’inizio del prossimo (quando la morsa della recessione comincerà a farsi sentire su bilanci aziendali, non più artificialmente sostenuti dalle misure di sostegno pubblico) e l’indice dei prezzi al consumo potrebbe rallentare fino a una soglia pericolosamente vicina alla deflazione (0,5%).

Al centro del tracollo di tutti gli indicatori economici una frenata della spesa delle famiglie dell’ordine del 30% (desumibili dai dati sui pagamenti). In un sistema economico in cui i consumi rappresentano un fattore di trazione primario, l’ibernazione del commercio e dei servizi al dettaglio è destinata ad assestare un colpo quasi ferale e comparativamente più profondo rispetto ad altre economie in cui la propensione al consumo è decisamente inferiore.

3. Il Governatore della Banca Centrale, Andrew Bailey, si è tuttavia affrettato a chiarire che quanto prospettato dal centro studi è uno scenario e non una previsione; compito quest’ultimo pressoché impossibile facendo ricorso ai tradizionali modelli econometri, di fatto inutilizzabili a fronte di una situazione di shock economico generalizzato, sincronizzato e senza precedenti.

Sebbene si tratti di supposizioni formulate sulla base di diversi fattori e variabili, la drammaticità del possibile impatto che si è voluto rappresentare presentando cifre così allarmanti è di monito a una presa di coscienza sulle difficoltà economiche con le quali decisori, operatori, aziende e cittadini dovranno confrontarsi nei prossimi mesi.

4. Per scongiurare un avvitamento ancor più esiziale, ha aggiunto Bailey, il sistema finanziario gioca una partita chiave. La Banca Centrale ha pertanto rivolto un appello al sistema bancario, strumento indispensabile per mantenere a galla una fetta importante del sistema produttivo veicolando quella liquidità che l’Istituto di emissione ha senza remore immesso nei mercati fin dalla deflagrazione della crisi. Alle Banche viene chiesto di non depotenziare tali misure congelando il credito per mero rispetto dei criteri di capitalizzazione e di rischio (che la BoE ha per altro opportunamente sospeso).

L’atteso deficit di liquidità delle aziende è stimato sui 110 miliardi di sterline: 50 miliardi potranno essere coperti dalla cassa integrazione (jobs retention scheme) e 20 miliardi dalle garanzie statali sui prestiti. Mancano all’appello circa 30 miliardi, che dovrà essere il credito bancario a fornire grazie alle risorse disponibili nei loro bilanci, e senza per questo mettere a repentaglio la stabilità del sistema finanziario medesimo. Le banche subiranno inevitabilmente delle perdite, senza però rischi concreti alla loro solidità, grazie alla consistenza dei rispettivi buffer, che degli stress test appositamente condotti hanno confermato. Al contrario, un atteggiamento pro-ciclico nell’erogare prestiti peggiorerebbe la congiuntura, innestando un circolo vizioso di fallimenti.

La Banca d’Inghilterra ha lasciato invariati i tassi (l’appuntamento per un possibile ritocco è rimandato all’estate) e non ha annunciato, per il momento, nuovi programmi di acquisti di titoli. I 220 miliardi di “quantitative easing” addizionali non sono del resto ancora esauriti (con l’attuale ritmo di acquisti si giunge fino a luglio, per un totale di 645 miliardi), pur rimanendo pronti a rimettere in azione la leva monetaria in ogni momento in base all’evoluzione delle condizioni.

5. Un quadro denso di ombre quello offerto dalla Banca Centrale, ma non privo però di qualche raggio di luce. Il rimbalzo dell’economia per esempio, atteso sostenuto soprattutto nel 2021; un dato fin troppo ottimistico per alcuni economisti, che stigmatizzato anche sull’assenza nelle comunicazioni dell’autorità monetaria di riferimenti ai rischi Brexit.

Sempre in controtendenza rispetto ad altre analisi circolate, la BoE stima effetti di lunga durata sull’economia meno profondi del previsto: la capacità di crescita del sistema economico, ad esempio, si ridurrebbero di appena l’1.5%; come dire ripercussioni per nulla permanenti e ampiamente recuperabili in alcuni anni di crescita.

Si tratta di una lettura che non convince coloro che vedono nell’emergenza scatenata dall’epidemia di coronavirus un mutamento profondo negli stili di vita e di consumo e non intravedono nel ritorno alla normalità un semplice ripristino di abitudini e comportamenti prevalenti prima della crisi (soprattutto in riferimento ai modelli di consumo e anche alla propensione al risparmio).

Tutto ciò è ovviamente condizionato dall’evoluzione dei contagi e dall’effettiva possibilità di un allentamento delle restrizioni sul fronte economico-sociale, le cui tempistiche condizionano pesantemente ogni proiezione economica nella quale riporre una qualche fiducia.  

Fonte: Massimo Carnelos - Consigliere per gli affari economici e commerciali - Ambasciata d'Italia Londra