UK: "PLAN FOR JOBS" NUOVO PACCHETTO DI MISURE A SOSTEGNO PRINCIPALMENTE DELL'OCCUPAZIONE

UK IMMETTE RISORSE NUOVE IN UN 'PLAN FOR JOBS' A SOSTENGO DEI REDDITI E DELL'OCCUPAZIONE. RIMANDANDO ALL'AUTUNNO IL PIANO PER LE OPERE PUBBLICHE (QUANDO SARANNO PIU' CHIARI GLI EFFETTI ECONOMICI DELLA PANDEMIA). TIMORI PER POSSIBILE IMPENNATA DISOCCUPAZIONE, SOPRATTUTTO GIOVANILE, DA CONTRASTARE CON POLITICHE OCCUPAZIONALI ATTIVE. PREOCCUPAZIONI PER L'AUMENTO VERTIGINOSO DEL DEFICIT PUBBLICO, MA ESIGENZA DI TENERE FEDE ALLE PROMESSE POLITICHE DI RIDUZIONE DELLE DISEGUAGLIANZE SOCIALI E TERRITORIALI.

All'orizzonte le tensioni, tutte interne ai Tory, tra rigoristi dei conti pubblici e i sostenitori di un aumento della spesa statale. Testo: 1. Del tanto atteso "New Deal" per il rilancio dell'economia annunciato una settimana fa dal Primo Ministro Boris Johnson per il momento non c'e' traccia. Quello presentato ieri dal Cancelliere dello Scacchiere Rishi Sunak al Parlamento britannico e' principalmente un intervento di contenimento degli effetti economici prodotti dall'emergenza sanitaria che agisce per il sostegno all'occupazione e per settori maggiormente colpiti quali turismo e hospitality (esercizi che hanno potuto riaprire solo dallo scorso fine settimana). Nel "Plan for Jobs" il Tesoro mette sul piatto nuove risorse pari a 30 miliardi di sterline da utilizzare per un nuovo "retention bonus" (mille sterline a lavoratore) per le aziende che decidono di non licenziare (costo circa 9 miliardi), per una riduzione temporanea dell'IVA dal 20% al 5% per operatori turistici e ristorazione (4 miliardi, con conseguenti malumori dei settori esclusi quali manifatturiero e commercio); contributo un tantum da spendere in ristoranti e bar e innalzamento della soglia d'esenzione per le tasse d'acquisto sugli immobili (necessario a dare un po' di ossigeno a un settore sostanzialmente congelato). 2. In questa fase, il Governo britannico preferisce optare ancora per misure di sostegno al reddito e all'occupazione. Lo spettro con il quale si teme di doversi confrontare tra qui e l'autunno è infatti quello di una disoccupazione di massa (attesa colpire soprattutto le fasce più giovani) nel momento in cui, a ottobre, è previsto venga ritirata la cassa integrazione. Una scelta quest'ultima che spaventa molti, ma che e' stata comunque confermata in quanto ritenuta insostenibile nel medio termine e per i potenziali effetti distorsivi sul mercato (supporto artificiale per posti di lavoro destinati a sparire). In sostituzione del furlough scheme per i lavoratori dipendenti e autonomi vengono introdotte ora politiche occupazionali attive, che puntano alla creazione di posti di lavoro e all'assistenza nella ricerca di un impiego. Il nuovo schema ("kick start") e' rivolto principalmente ai giovani, tra i 16 e i 24 anni, per i quali lo stato si propone di pagare parte della remunerazione per sei mesi, a patto che essi lavorino per un minimo di 25 ore settimanali a salario minimo e siano parte di un programma di formazione sul lavoro (vengono anche aumentate le risorse per i tirocini). Il mini-budget prevede infine 3 miliardi per progetti infrastrutturali con finalità ambientali, inclusi contributi per le ristrutturazioni edilizie tipo "ecobonus" (ma anche interventi di efficientamento energetico degli immobili pubblici) e per favorire l'occupazione nei settori green. Ma le maggiori speranze per tirare fuori l'economia dalle secche della recessione vengono riposte nella ripresa della domanda da parte dei consumatori, che tuttavia sembrano ancora riluttanti ad aprire il portafoglio (complice, ovviamente, l'incertezza sullo scenario economico dei prossimi mesi) e per il quale lo stesso Cancelliere si sta spendendo personalmente con appelli per tornare a consumare. 3. Le incertezze sui reali effetti della crisi economica e il rischio assai plausibile di una seconda ondata di contagi dopo l'estate suggeriscono, per i tecnici del Tesoro, di  rimandare la fase del rilancio propriamente detta all'Autumn Budget. E' plausibile che il Governo ritenga piu' prudente mettere mano all'annunciato bazooka di risorse pubbliche quando lo scenario epidemiologico ed economico sara' auspicabilmente piu' chiaro, in modo tale da poter meglio calibrare la potenza di fuoco sui settori piu' in difficolta' e con maggiore capacita' di produrre effetti moltiplicativi. Questo passo indietro ha dato adito alle critiche dell'opposizione e di alcuni osservatori, pronti a stigmatizzare la scelta di ricorrere nuovamente a misure una tantum, posticipando il passaggio a un vero programma di investimenti di impatto strutturale. La scelta di sospendere il furlough scheme viene inoltre ritenuto un azzardo: si teme che gli interventi sostitutivi proposti non siano sufficientemente incisivi per prevenire l'impennata dei senza lavori in autunno. 4. Il ritiro dello schema a sostegno dell'occupazione era da tempo nell'aria e viene giustificato con un indebitamento pubblico in pericoloso avvitamento (solo questo pesa per 54 miliardi di sterline nei 190 miliardi mobilizzati per contrastare gli effetti della pandemia).
Il deficit pubblico e' previsto salire a quota 360 miliardi nel 2020, pari al 18% del Pil, la percentuale più alta dal 1944-45 (e il doppio rispetto alla crisi del 2008). Rimettere il bilancio dello stato su binari di una maggiore sostenibilità  diventa quindi imperativo almeno nel medio termine e lo stesso Cancelliere lo ha confermato in Parlamento. La difficoltà, andando avanti, risiede quindi negli stretti margini a disposizione nella misura in cui si dovra' dare seguito all'impegno di varare un ampio piano di investimenti, soprattutto infrastrutturali e principalmente in quelle regioni piu' svantaggiate del Nord e dell'Est dell'Inghilterra strappate ai Laburisti in occasione delle scorse elezioni.
L'emergenza COVID rende sempre piu' impellente, politicamente, intervenire per il "levelling up" di tali diseguaglianze socio-economiche. Tenere fede alle promesse elettorali senza ricorrere a ulteriore indebitamento (possibile in realta' in presenza di tassi d'interesse ai minimi storici) e' complesso e, forse, praticabile solo con un aumento della  tassazione, segnatamente un'imposta sulla ricchezza che comincia a raccogliere maggiori consensi nel dibattito politico. Quest'ultima rimane un tabu' per frange importanti dei Tory, ma e' anche una posizione sempre meno difendibile nel momento in cui recenti studi mostrano come l'aumento della concentrazione di ricchezza nelle fasce piu' abbienti della societa' sia aumentata in modo galoppante proprio negli ultimi due decenni.
COMMENTO I propositi roboanti e roosveltiani dell'intervento del Primo Ministro della scorsa settimana, nel quale veniva anticipato un vasto piano per l'accelerazione di interventi pubblici in settori quali infrastrutture, trasporti, edilizia, scuola e salute (all'insegna soprattutto della semplificazione, segnatamente in relazione ai fondi gia' stanziati), non si sono, almeno per il momento, tradotti in fatti. Il passo indietro crea l'impressione di un qualche corto circuito tra Primo Ministro e il Tesoro. Ma l'appuntamento e' probabilmente rimandato all'autunno. Nei prossimi mesi, il Cancelliere dello Scacchiere Rishi Sunak (giovane astro nascente della galassia Tory) potrebbe essere chiamato a gestire crescenti tensioni, interne al Partito al governo, in tema di scelte di politica economica. La spaccatura che si profila e' tra chi, come il Primo Ministro e il suo consigliere Cummings, spinge per un ruolo maggiore dello stato a suon di spesa pubblica e magari più tasse (sotto la bandiera del "One Nation Conservatorism") e chi invece rimane legato a una gestione più prudente del bilancio statale e a un ruolo più defilato del pubblico in economia.

 

Fonte: Ambasciata Italiana a Londra 

Redazione: Carnelos 

Firma: Ambasciatore Trombetta