UN'ALTRA CRISI DELLA BREXIT PER JOHNSON?

I critici del Primo Ministro sostengono che, se Johnson vincesse le elezioni la Gran Bretagna si troverebbe a dover affrontare una trattativa commerciale dura e potenzialmente umiliante con l'Europa. All’opposto, il cancelliere Sajid Javid e i colleghi hanno scartato l'idea che un accordo commerciale post-Brexit sarebbe tutt'altro che semplice affermando che gran parte del lavoro è già stato svolto. Tuttavia, essendo necessario concludere un accordo entro dicembre 2020, Johnson ha fissato un calendario piuttosto ambizioso per quanto riguarda i colloqui con Bruxelles.

Il primo ministro afferma ancora oggi che il Regno Unito lascerà l'UE entro la fine di gennaio 2020, per poi negoziare un accordo commerciale entro 11 mesi (periodo di transizione), rimanendo fermamente convinto di non voler prolungare il periodo oltre dicembre 2020. Johnson ha inoltre affermato che la Gran Bretagna divergerebbe dall'UE in merito alle norme in materia di aiuti di Stato, offrendo di facilitare le attività economiche in difficoltà. (vedi news 29/11)

Alla domanda se sia possibile concludere un accordo entro dicembre 2020, David Henig, ex negoziatore commerciale britannico, afferma di non esserne certo. I funzionari dell'UE avvertono che Bruxelles e il Regno Unito necessiterebbero di un minimo di cinque mesi per concludere un accordo, visto il tempo necessario per controllarlo legalmente, tradurlo nelle lingue ufficiali dell'UE e ratificalo.  Un’esempio è il progetto di accordo commerciale UE/Giappone, per il quale ci sono voluti quattro mesi e 10 giorni per preparare la ratifica, incluso lo scrubbing legale e la traduzione in 24 lingue.

Michel Barnier, capo negoziatore dell'UE, afferma che il tempo a disposizione è “breve” e che il futuro che si prospetta potrebbe intravedersi già nell'estate 2020. Johnson avrebbe tempo fino 1° luglio per cercare una proroga al periodo di transizione nel caso in cui l’accordo non fosse pronto.  In relazione a questo, come già detto il Primo Ministro non ha nessuna intenzione di prorogare la transizione, come riporta il suo manifesto.  Tuttavia, avendo visto come sono andate le cose sulla sua precedente promessa di portare la Gran Bretagna fuori dall'UE il 31 ottobre, si potrebbe ipotizzare che possa rinunciare a quanto affermato.  In base all'accordo di uscita, Johnson potrebbe chiedere di estendere il periodo di transizione fino al 2022, mantenendo la Gran Bretagna in un accordo "fermo" con l'UE.

Barnier afferma che l'obiettivo dell'UE sarà quello di concludere un accordo commerciale che fornisca un accesso gratuito e senza tasse alle merci, come richiesto dalla Gran Bretagna, rimendo più vaga in merito ai servizi, un'area in cui gli accordi commerciali internazionali tendono a raggiungere meno in termini di accesso al mercato. Questo aiuterebbe a mantenere gli scambi di merci, dove l'UE ha registrato un avanzo di £ 94 miliardi nel 2018 negli scambi con il Regno Unito mentre potrebbe far poco o nulla sui servizi, in cui la Gran Bretagna ha registrato un surplus commerciale con l'UE ogni anno dal 2005. A prescindere da quanto detto da ambo le parti, qualsiasi accordo richiederebbe impegni "paritetici" dal Regno Unito, riguardanti aiuti di Stato, diritto del lavoro, ambiente e tasse.

Fonte: The Financial Times