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21 Maggio 2024

Svizzera

“LA DECISIONE PRESA AL CERN AIUTA PUTIN”

La Russia ha contribuito in modo significativo alla ricerca scientifica del CERN di Ginevra. La recente decisione di interrompere questa collaborazione aiuta la guerra contro l'Ucraina del presidente russo Vladimir Putin e crea un pericoloso precedente, affermano gli scienziati russi ed europei contattati da SWI swissinfo.ch.A dicembre 2023, il Consiglio del CERN, l’Organizzazione europea per la ricerca nucleare, ha deciso di porre fine alla cooperazione con la Russia e la Bielorussia in risposta esterno alla “continua invasione militare illegale dell’Ucraina”. Il Ministero degli esteri russo ha reagito alla decisione a marzo, definendola “politicizzata, discriminatoria e inaccettabile”.Si tratta di una decisione senza precedenti. In passato, il CERN aveva sanzionato la Jugoslavia sospendendo la cooperazione durante la guerra di Bosnia nel 1992. Ma prima di interrompere la collaborazione con la Russia e la Bielorussia, non aveva mai escluso dei Paesi dalla ricerca scientifica internazionale. La relazione scientifica tra il CERN e la Russia esisteva da quasi sessant’anni.L’organizzazione con sede al confine franco-svizzero, vicino a Ginevra, ha firmato i primi accordi con i laboratori sovietici negli anni ’60, in piena Guerra fredda. Nel 1991, la Federazione Russa ha ottenuto lo status di osservatore al CERN. Da allora, la Russia ha contribuito in modo significativo, sia dal punto di vista finanziario che scientifico, agli esperimenti condotti presso l’istituto di ricerca nucleare.Conseguenze per la ricerca scientificaTra le conseguenze di questa decisione c’è la perdita di oltre 2 milioni di franchi all’anno, che la Russia ha versato al CERN fino al 2022 e parte del 2023, secondo il CERN. Con questi capitali, la Russia ha contribuito a finanziare la costruzione dell’acceleratore di particelle Large Hadron Collider (LHC) del CERN, la macchina più grande e potente al mondo per lo studio della fisica delle particelle. Le stime di SWI swissinfo.ch, confermate dal CERN, mostrano che la Russia ha finanziato almeno il 4,5% dei circa 1,5 miliardi di franchi svizzeri dei costi totali per gli esperimenti del LHC negli ultimi 30 anni.Nel suo piano a medio termine esterno per il 2024-2028, il CERN ha inoltre indicato che dovrà raccogliere altri 40 milioni di franchi svizzeri per compensare i mancati contributi russi al progetto di potenziamento dell’acceleratore di particelle, l’LHC ad alta luminosità. Alle perdite finanziarie si aggiungerà la perdita di personale russo e di know-how nei vari esperimenti condotti al CERN. Tutto ciò avrà un impatto sulle operazioni del CERN, si legge nel documento.Hannes Jung è un fisico emerito dell’Istituto Desy di Amburgo che ha lavorato per anni con il CERN. Oltre al deficit di finanziamenti, vede altri rischi nell’uscita della Russia dall’organizzazione. Ora, secondo Jung, le scienziate e gli scienziati russi esclusi dal CERN potrebbero essere spinti a contribuire alla ricerca militare russa per necessità. Inoltre, il denaro che la Russia avrebbe versato al CERN potrebbe contribuire ad alimentare la guerra contro l’Ucraina, stima Jung.“Sarebbe invece importante e positivo se la Russia continuasse a spendere risorse finanziarie e intellettuali per sostenere gli esperimenti e la ricerca al CERN”, afferma. “In questo modo non aiutiamo l’Ucraina.”Jung e molti altri scienziati sono preoccupati per il futuro dell’organizzazione scientifica con sede a Ginevra, creata per riunire persone di Paesi diversi e costruire ponti attraverso la scienza.Jung, ora in pensione, è arrivato al CERN negli anni ’80 come studente della Germania Ovest.  Fin dall’inizio è rimasto affascinato dall’atmosfera di scambio e dialogo tra scienziati e scienziate provenienti da Paesi divisi tra il blocco orientale e quello occidentale. Jung ricorda che parte della tecnologia dei rivelatori del CERN è stata costruita fondendo bossoli di ottone della marina russa. “Trasformavamo armi in strumenti di pace. Ora questo non esisterà più”, dice.Conseguenze per le scienziate e gli scienziati russi e bielorussiLa risoluzione del CERN entrerà in vigore dal 27 giugno per la Bielorussia e dal 30 novembre per la Russia. Nei prossimi mesi, centinaia di scienziate e scienziati affiliati a istituti russi e bielorussi che collaborano con il CERN dovranno interrompere il loro lavoro di ricerca nell’ambito degli esperimenti dell’organizzazione ginevrina. Secondo il CERN, sono circa 500 le persone interessate.  (ICE BERNA)


Fonte notizia: Swissinfo