A differenza di altre produzioni agricole, i settori legati ai marchi di qualità come le DOP (Denominazione Origine Protetta) o l’IGP (Indicazione Geografica Protetta) sono intrinsecamente legati a un territorio specifico e, pertanto, non possono essere “delocalizzati”. Inoltre, devono rispettare rigorosi disciplinari di produzione, sempre più difficili da seguire a causa dei cambiamenti climatici. Le sfide economiche sono considerevoli. Le circa 250 DOP e IGP francesi (escludendo il settore vitivinicolo) generano un valore economico superiore ai 4 miliardi di euro, secondo l’Inao (Istituto nazionale dell’origine e della qualità, l’organismo che assegna questi prestigiosi marchi. Tuttavia, eventi climatici estremi come gelate, inverni miti o piogge torrenziali rappresentano minacce ricorrenti. Le stime sulle perdite di resa variano dal 15% al 40%, a seconda del settore e dei produttori coinvolti. Tra i principali ostacoli, la carenza d’acqua si distingue come una delle problematiche più critiche. La siccità del 2022 ha lanciato un segnale d’allarme significativo: in quell’anno, l’Inao ha ricevuto 78 richieste di modifiche temporanee ai disciplinari. A complicare ulteriormente la situazione, si aggiungono gli effetti dell’inflazione, che colpiscono tutti i marchi di qualità. Di fronte a queste crisi ripetute, i professionisti del settore stanno cercando di adattare le loro pratiche. Ovunque si conducono test ed esperimenti per garantire che i prodotti mantengano inalterate le loro caratteristiche finali e i processi di fabbricazione, con l’obiettivo di ottenere modifiche permanenti ai disciplinari. Anche se la maggior parte dei settori è disposta a introdurre evoluzioni, la loro implementazione richiede tempo per raggiungere un consenso tra produttori e l’Inao. Un esempio significativo è quello degli ostricoltori IGP di Marennes Oléron, che hanno dovuto attendere sette anni per ottenere l’adattamento del loro disciplinare. (ICE PARIGI)

Fonte notizia: CD/ LES ECHOS 25/11/24