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27 Dicembre 2024

LA SVIZZERA HA PERSO IL TRENO DELLA REGOLAMENTAZIONE DELL’IA?

L'Unione Europea ha redatto la prima legge al mondo che regolamenta l'intelligenza artificiale (IA). Dove si colloca la Svizzera, Paese non membro dell'UE, che non era presente al tavolo dei negoziati?L’Unione Europea ha raggiunto un accordo sulla versione finale dell’AI Act, il primo regolamento al mondo mirato a limitare i rischi legati ai sistemi di intelligenza artificiale e a garantire la tutela dei diritti e delle libertà. La legge, se approvata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio UE nella primavera prossima, entrerà in vigore entro il 2025. Essa mira a vietare sistemi AI che rappresentano un rischio inaccettabile per democrazia e diritti, come quelli che utilizzano dati sensibili per manipolazione psicologica o classificazioni sociali. Inoltre, impone requisiti di trasparenza per applicazioni generative, come ChatGPT, e standard rigorosi per gli utilizzi considerati ad alto rischio, con sanzioni fino al 7% del fatturato globale in caso di non conformità.Anche la Svizzera, nonostante non faccia parte dell’UE, è coinvolta nel dibattito sulla regolamentazione dell’intelligenza artificiale. Tradizionalmente favorevole a un approccio meno regolamentato, il Paese ha recentemente rivisto la propria posizione. Dopo il successo di ChatGPT, che ha intensificato il dibattito globale, il governo svizzero ha annunciato l’intenzione di esplorare regolamentazioni in linea con la legge europea e la Convenzione sull’AI del Consiglio d’Europa. Una decisione definitiva verrà presa entro la fine del 2024, quando la legge UE sarà già operativa.Secondo esperti come Boris Inderbitzin, la Svizzera ha perso un’opportunità di contribuire direttamente alla normativa europea, limitandosi ora ad adottarne passivamente le disposizioni. Questa situazione, unita alla necessità per le aziende svizzere di adeguarsi alle norme per operare sul mercato europeo, pone sfide significative, soprattutto per start-up e piccole imprese. Gli alti costi di conformità, stimati tra 230.000 e 4 milioni di euro all’anno, peseranno particolarmente su queste realtà, già colpite in passato dal regolamento europeo RGPD sulla protezione dei dati.Tuttavia, alcuni vedono nel regolamento europeo un’opportunità: un quadro normativo chiaro potrebbe avvantaggiare le aziende che sviluppano sistemi AI considerati affidabili. Per la Svizzera, la sfida è trasformare il proprio know-how in un vantaggio strategico. Con le sue università di eccellenza e un forte impegno per il multilateralismo, il Paese potrebbe posizionarsi come leader nella governance globale dell’AI. L’obiettivo è creare un ambiente che promuova soluzioni etiche e affidabili, rafforzando al contempo i legami con l’UE per massimizzare l’impatto globale. (ICE BERNA)


Fonte notizia: SWI - swissinfo.ch