Senegal
MALI: CRISI ENERGETICA, UN PROBLEMA PROFONDO
5 Marzo 2025Bamako – Il Mali, Paese dell’Africa occidentale senza sbocco sul mare e membro fondatore dell’Organizzazione per lo sviluppo del fiume Senegal (Omvs), sta attraversando una profonda crisi energetica. Una crisi che va avanti ormai da anni, ma che si aggrava sempre di più, un po’ perché la domanda di corrente elettrica è crescente e un po’ perché il degrado energetico del Paese sembra ormai un piano sempre più inclinato.Una situazione ancora più paradossale se si considera che sul suo territorio si trovano diverse infrastrutture idroelettriche strategiche di proprietà proprio dell’Omvs, in particolare le dighe di Manantali, Gouina e Félou, le tra grandi dighe che sono state realizzate con la grande ambizione di risolvere i problemi energetici del Paese. Mentre il Senegal, la Mauritania e, più di recente e ancora con grandi criticità, la Guinea, beneficiano di una relativa stabilità energetica, il Mali si trova ad affrontare tagli ricorrenti, una produzione insufficiente e un approvvigionamento energetico insufficiente a soddisfare la domanda. Negli ultimi due anni il tema si è fatto sempre più grave, con molte aziende e istituzioni che si trovano spesso a dover affrontare ore e ore di assenza di corrente, facendo affidamento sui generatori a gasolio, ma in un contesto in cui il carburante, anche per effetto delle sanzioni commerciali da parte dei Paesi membri della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas), continua ad aumentare di prezzo. Diversi partner russi e cinesi, in questi anni di giunta militare, hanno annunciato, avviato e anche portato a termine progetti energetici, in particolare nel settore dell’energia solare, ma evidentemente con scarsi risultati se l’obiettivo era mettere un freno al degrado energetico del Mali. Tra problemi di governance, sfide tecniche e dipendenza dagli idrocarburi importati, il Paese fatica a sfruttare appieno il suo potenziale energetico.La diga di Manantali, messa in servizio nel 2001, avrebbe dovuto inizialmente produrre 540 GWh all’anno, con un obiettivo finale, una volta raggiunta la piena capacità installata, di 740 GWh e, nel 2006, oltre il 90% dell’elettricità consumata in Mali proveniva da questa infrastruttura. Oggi però la sua produzione è fortemente limitata: le cause sono ascrivibili a problemi di manutenzione, una gestione finanziaria caotica e arretrati di pagamento accumulati con l’operatore sudafricano Eskom, responsabile di Manantali. Le dighe di Gouina (140 Mw) e Félou (60 Mw) avrebbero dovuto completare il quadro dell’approvvigionamento elettrico del Mali: Gouina, in particolare, è stata presentata come un’importante alternativa per stabilizzare la rete energetica del Mali. Tuttavia, nell’ottobre 2022, un incidente tecnico alla centrale elettrica di Gouina ha provocato un vero e proprio blackout in Mali, Mauritania e Senegal e, da allora, la produzione di queste infrastrutture è rimasta intermittente e il loro contributo all’approvvigionamento maliano è divenuto insignificante.Attualmente il Mali fa largo uso di idrocarburi importati per soddisfare queste enormi carenze energetiche, tra l’altro riuscendo solo in parte a colmare il buco: a causa della mancanza di una produzione locale di petrolio o gas, il Mali importa tutto il suo fabbisogno di idrocarburi, una dipendenza che lo rende vulnerabile alle fluttuazioni dei prezzi globali e alle tasse di transito imposte dai paesi vicini. Tra il 2015 e il 2021, la società Énergie du Mali (Edm-sa) ha quantificato di avere acquistato circa 855 milioni di litri di carburante per far funzionare le sue centrali termoelettriche, un onere finanziario enorme per lo Stato maliano, che continua a sovvenzionare massicciamente l’elettricità. Inoltre, la gestione delle infrastrutture idroelettriche attualmente è in una fase critica: Eskom, che gestisce Manantali, sta riscontrando ritardi cumulativi nei pagamenti, un fatto che ha comportato una drastica riduzione delle attività di manutenzione, con conseguenze drammatiche sugli impianti. Inoltre di recente ci sono state tensioni importanti tra Eskom e la Manantali management company (Sogem), l’ente subregionale responsabile della supervisione dell’infrastruttura. In particolare, le turbine di queste centrali idroelettriche, a causa proprio della mancanza di investimenti per la manutenzione e la loro riabilitazione, funzionano a capacità ridotta. (ICE DAKAR)
Fonte notizia: Info Africa