Francia
LA COLLEZIONE DIOR DI AZZEDINE ALAÏA: DIALOGHI PARALLELI
Anche se a prima vista potrebbero sembrare molto distanti dal punto di vista estetico, una sorprendente nuova mostra a Parigi rivela che il couturier più famoso della storia e lo stilista indipendente più influente dell’ultimo mezzo secolo, rispettivamente Christian Dior e Azzedine Alaïa, furono molto più vicini di quanto non sembri. Entrambi hanno dominato la moda nel corso della loro carriera, pur con estetiche profondamente diverse. Dior inventò il New Look e sviluppò una visione romantica dell’alta moda. Alaïa plasmò donne guerriere e supereroine emancipate con abiti body-con dalle costruzioni fortemente scultoree. Intitolata Azzedine Alaïa’s Dior Collection, la mostra è stata inaugurata mercoledì sera all’interno de La Galerie Dior, il super elegante museo del marchio, proponendo una narrazione scenografica della storia della celebre maison di alta moda. L’esposizione riunisce 101 look di Christian Dior e di cinque dei suoi successori – Yves Saint Laurent, Marc Bohan, Gianfranco Ferré, John Galliano e Maria Grazia Chiuri – appartenenti alla Fondation Alaïa, probabilmente la più grande collezione privata di alta moda mai assemblata. La mostra si affianca a un dialogo parallelo tra Dior e Alaïa, poiché una seconda esposizione aprirà il 14 dicembre alla Fondation Alaïa nel Marais, dove 30 look Dior acquisiti da Azzedine saranno accostati alle sue stesse creazioni. Sul piano professionale, le strade dei due stilisti si incrociarono, anche se solo per cinque giorni. Un contratto di lavoro esposto documenta un breve stage di Azzedine Ben Alaïa presso la maison Dior nel giugno del 1956. La genesi del progetto risale a due anni fa, quando il direttore della Fondation Alaïa, Olivier Saillard, si rese conto di quanti capi Alaïa avesse acquisito di Dior e dei couturier succeduti a Monsieur. Alla fine, Dior Heritage ha stilato un inventario speciale, rintracciando per ogni capo la stagione e la collezione di appartenenza, la data di realizzazione e i tessuti esatti. Questo vero e proprio lavoro da detective della moda è valorizzato da pareti tappezzate di schizzi di Monsieur Dior datati con precisione e da foto di lui al lavoro, affiancati da pannelli con campioni di tessuto, dettagli puntuali su produttori tessili, ricamatori e persino il nome della modella che indossò per prima ciascun look. Per una singolare coincidenza, la mostra si è aperta nell’ottavo anniversario della scomparsa di Azzedine, morto a 82 anni il 18 novembre 2017. Alaïa iniziò a collezionare rarità della moda alla fine degli anni Sessanta, molto prima che le grandi maison parigine – come Dior, Givenchy e Chanel – iniziassero a costruire le proprie collezioni storiche. La passione per l’acquisto di capi di moda e haute couture fu tale che Alaïa finì per mettere insieme oltre 20.000 pezzi, oggi gestiti dalla sua Fondazione e custoditi in un luogo segreto. Lo stilista nato a Tunisi collezionò tutti i grandi maestri – Vionnet, Balenciaga e Madame Grès. Circa 900 pezzi di quest’ultima sono stati al centro di un’altra mostra organizzata dalla sua Fondazione. Alaïa acquistò così tanto e a prezzi così elevati – come un celebre abito di Schiaparelli indossato da Marlene Dietrich, battuto a oltre 200.000 euro – che i commercianti temettero che, dopo la sua morte, il mercato del vintage crollasse. La settimana in cui, nel 2000, Alaïa vendette una quota della sua maison a Prada, si mise subito a fare acquisti, comprando numerosi pezzi di Poiret, il più raro e costoso tra i grandi della moda. Alaïa nacque in una famiglia di agiati coltivatori di grano in Tunisia, e lui scoprì la moda sfogliando le copie della madre dell'edizione francese di Vogue. Di conseguenza, la mostra si apre con un abito di un’epoca che influenzò in modo determinante Dior, la Belle Époque.In definitiva, pur nella distanza dei linguaggi, Alaïa amava Christian Dior per il semplice fatto che incarnava al tempo stesso la couture e la Francia, ovvero la professione e il Paese che Alaïa scelse come suoi. Alaïa era un tale ammiratore di Dior da comprare persino tre versioni dello stesso abito: un brillante, vorticoso cocktail dress in faille di seta, intitolato "Venezuela", del 1957, l’anno della morte di Dior. Francamente, qualsiasi donna coglierebbe al volo l’occasione di indossare questo look. Per i veri appassionati di moda, è semplicemente una mostra imperdibile. (ICE PARIGI)
Fonte notizia: YP FashionNetwork Italia - 21.11.2025
