Uruguay
LE ESPORTAZIONI OVINE SONO CRESCIUTE DEL 3,3% GRAZIE ALLA LANA, MENTRE LA CARNE HA REGISTRATO UN NUOVO CALO
Il settore ovino ha chiuso i primi undici mesi del 2025 con una crescita del 3,3% delle esportazioni, trainata dal rialzo della lana, che ha registrato un aumento del 5,6% in valore, mentre la carne ovina ha subito un nuovo calo, con una flessione del 2,4% e una forte diminuzione dei volumi venduti.Il settore ovino ha chiuso i primi undici mesi del 2025 con una performance complessivamente positiva, raggiungendo un fatturato di 214,7 milioni di dollari, con un aumento del 3,3% su base annua. La ripresa è stata guidata dalle esportazioni di lana e sottoprodotti, che hanno continuato a guadagnare quote sul totale delle esportazioni e hanno compensato il calo registrato nella carne ovina.Secondo il rapporto del Segretariato uruguaiano della lana (SUL), le vendite estere di lana e derivati hanno raggiunto i 153,8 milioni di dollari, con un aumento del 5,6% rispetto allo stesso periodo del 2024. La quota del settore laniero sul totale del settore ovino si è consolidata al 71,6%, mentre la carne ovina ha rappresentato il 28,2%.La lana: maggiori entrate nonostante il calo dei volumi. In termini di volume fisico, l'Uruguay ha esportato 38 milioni di chili di lana equivalente grezza, il 10,2% in meno rispetto all'anno precedente. Le tre categorie (grezzo, lavato e tops) hanno registrato un calo dei volumi, con contrazioni comprese tra l'8,3% e il 12,4%. Tuttavia, l'aumento dei prezzi internazionali e la buona performance di alcuni mercati hanno determinato una crescita del fatturato del settore.La Cina è rimasta la destinazione dominante in tutte le categorie: ha assorbito l'86% del valore esportato di lana grezza e il 61% di lana lavata. Per quanto riguarda la lana grezza, i ricavi hanno superato i 59,3 milioni di dollari, il 13% in più rispetto al 2024, grazie al forte aumento della domanda dalla Cina e alla ripresa dell'Egitto. La lana lavata è cresciuta del 9%, con l'India come seconda destinazione e un aumento del 78% della sua quota. Al contrario, le esportazioni di tops sono diminuite del 2,2%, influenzate da un calo delle vendite in Italia e Germania.Un altro dato rilevante è l'andamento per diametro: la lana fine (meno di 21 micron) ha registrato una crescita notevole sia in volume (38%) che in valore (42%), consolidandosi come la categoria più dinamica all'interno del complesso.Il volume delle esportazioni di carne ovina è diminuito, ma il valore è rimasto stabile grazie all'aumento dei prezzi. Tra gennaio e novembre, le esportazioni di carne ovina hanno raggiunto i 60,6 milioni di dollari, con un calo del 2,4% su base annua. Il volume esportato ha subito una riduzione molto più marcata: 9.939 tonnellate, il 31% in meno rispetto al 2024. Il miglioramento del prezzo medio ha evitato che il calo di valore fosse maggiore. Il Brasile ha continuato a essere la principale destinazione, con il 35% del totale (21,4 milioni di dollari), anche se i suoi acquisti sono diminuiti del 5%. Israele è salito al secondo posto con una crescita straordinaria: è passato da appena 1 milione nel 2024 a oltre 11 milioni quest'anno, pari al 18% del totale esportato. La Cina è stata relegata al terzo posto, con un calo del 50% degli acquisti, mentre i paesi arabi hanno consolidato una maggiore rilevanza regionale e hanno rappresentato il 19% del valore esportato.Un settore che avanza con segnali contrastanti. Il bilancio del periodo mostra un settore ovino complesso che recupera slancio grazie alla spinta della lana, in particolare per la forte domanda di lana fine e la ripresa dei mercati strategici. Tuttavia, il risultato contrasta con uno scenario meno favorevole per la carne, dove il calo dei volumi esportati pone sfide a breve termine per la filiera ovina. Il rapporto del SUL sottolinea che, nonostante le oscillazioni, il settore mantiene una solida base di diversificazione delle destinazioni e capacità di adattamento ai cambiamenti dei mercati internazionali. (ICE BUENOS AIRES)
Fonte notizia: Giornale EL PAIS - 15/12/2025
