“I dati ISTAT sulle esportazioni italiane di settembre verso i paesi extra UE confermano la volatilità e la scarsa prevedibilità dei mercati esteri, all’interno di uno scenario economico generale incerto. Non si è verificata, infatti, la tanto sperata inversione di tendenza che i dati di agosto avevano fatto intravedere. Tanto a settembre 2023 su agosto di quest’anno (-6,9%) che a settembre 2023 su settembre del 2022 (-7,2%), si riscontra infatti una evidente flessione. Nel primo caso ad incidere negativamente sono la diminuzione delle vendite di beni strumentali (- 12,5%) e di consumo non durevoli (-9,3%), un calo parzialmente compensato dall’incremento delle esportazioni di beni di consumo durevoli (+ 6,5%) di energia (+2,5%) e di beni intermedi (+0,2%). Nel secondo caso se paragoniamo i dati di settembre 2023 con quelli di settembre 2022, ad incidere è soprattutto la riduzione dell’export di beni intermedi (-12,8%) e di beni di consumo (-11,1%).
Sul fronte dei mercati, agli Stati Uniti si deve oltre un terzo della flessione, spiegata dal netto calo della cantieristica navale: ad agosto, infatti, si era concretizzata una importante commessa, che aveva fatto impennare gli indici delle esportazioni relative al Paese. Tengono invece le esportazioni verso i paesi Mercosur (+4%) verso i quali è proseguito il buon andamento nei settori della meccanica, farmaceutica, alimentari e moda; verso l’India (+ 10,1%) e verso il Giappone (+2,2), grazie soprattutto alle vendite di beni di lusso, tra cui i prodotti del sistema moda (abbigliamento, pelletteria) e automobili.
Nonostante le evidenti difficoltà del momento, va però sottolineato come le esportazioni extra UE nei primi nove mesi del 2023, rispetto allo stesso periodo del 2022, siano comunque cresciute del 3,7% a fronte di una diminuzione dell’import del 20,5%. Questi andamenti si riflettono in una ulteriore crescita dell’avanzo commerciale che fino al terzo trimestre del 2023 ha raggiunto i 28,7 miliardi di euro. Certo, accanto al dramma umanitario, l’evolvere del conflitto tra Israele e Palestina – due importanti produttori di energia - genera grandi preoccupazioni sul futuro, tanto rispetto agli scenari economici globali, quanto sul fronte dell’export, soprattutto per quanto riguarda appunto la vendita di materie prime energetiche, con i conseguenti possibili impatti sul comportamento del costo dei fattori produttivi. Restiamo alla finestra, sperando che tutto ciò non accada. Anche per questo, i prossimi mesi saranno decisivi per comprendere l’andamento complessivo del 2023, e soprattutto la direzione che l’export del Made in Italy prenderà con l’inizio del 2024”.